Azienda Durin

Vini di Liguria 27

· di Olga Sofia Schiaffino ·

 


A

ttraversare la Liguria in autostrada è diventata un’impresa quindi sabato mattina sono partita presto e raggiungo il casello di Albenga puntualissima… sulla tabella di marcia.

Ho appuntamento in cantina con Laura Basso, moglie di Antonio, a Ortovero conosciuti come Durin, interpreti da sempre dei vitigni del territorio quali Pigato, Vermentino, Alicante, Lumassina, Granaccia, Rossese e Ormeasco.

Laura è una persona solare, ti accoglie con un sorriso e iniziamo la visita.

Mi racconta che il nonno di suo marito, Isidoro Basso soprannominato Durin, insieme ad Angelo suo figlio iniziò a promuovere la viticoltura: contadini che si tramandavano le tradizioni e l’amore per un territorio difficile da lavorare, diviso in piccoli appezzamenti terrazzati.

Antonio Basso, come del resto i suoi fratelli, furono indirizzati agli studi, proprio perché i genitori speravano di evitare loro la fatica di lavorare la terra; egli però aveva nel cuore altri progetti e sentiva il richiamo della vita in vigna.

Negli anni Settanta era un’impresa da pazzi scegliere la viticoltura ma il giudizio degli estranei non lo spaventò e nacque l’azienda, dedicata proprio al nonno Durin.

Laura mi accompagna nella sala degustazione,

arredata con mobili di famiglia e mi mostra una tromba: suo suocero Angelo la suonava molto bene anche se non aveva mai studiato musica.

Sugli scaffali delle pareti prendono posto le bottiglie: etichette molto belle, rinnovate circa due anni fa: la linea di vini classici ha figure geometriche colorate che rappresentano i filari dei vigneti visti dall’alto da un drone. I vini “particolari” vengono invece rappresentati da elementi della storia familiare quali il torchio, il bue, Una foto di Angelo Basso: vini che nascono dalla sperimentazione continua e dal desiderio di riportare in vita le pratiche di vinificazione tradizionale ligure.

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Laura, oltre a essere impegnata in azienda, ha tre meravigliosi figli e il più grande, Giovanni lavora già come enologo in cantina.

In tre contenitori di vetro mi colpiscono i colori differenti dei suoli: data la diversa dislocazione, esposizione e altitudine le vigne hanno terreni che variano molto, non solo argille di Ortovero, ma anche quelle ricche di reperti fossili nella zona del monte San Giovanni e verso il mare si aggiunge una presenza di minerali ferrosi.

18 ettari, 280 particelle, altitudine che varia dai 60 metri ai 550 slm, fanno sicuramente pensare a una grande lavorazione in vigna, a una varietà di espressione dei vitigni coltivati e al desiderio di provare approcci differenti in vinificazione.

Nasce infatti dopo 25 anni di vinificazioni

il metodo classico di Pigato- Basura – che esegue la seconda fermentazione nelle grotte di Toirano. Grazie alla intraprendenza di Laura, la Sovraintendenza ha sposato il progetto e nella parte della grotta di Santa Lucia, tra stalattiti e stalagmiti millenarie, riposano le bottiglie, ivi portate dopo una settimana dall’aggiunta del liquore di tiraggio, a condizioni davvero particolari: temperatura costante a 15 gradi, umidità 90%, senza luce e senza vibrazioni. Il nome Basura vuol dire strega: deriva da una delle più belle sale delle Grotte e si rifà alla leggenda che narrava che il luogo fosse abitato appunto dalle streghe.

Sono molto curiosa di riassaggiarlo e così iniziamo la degustazione

Basura Obscura VSdQ, 48 mesi sui lieviti, sboccatura dicembre 2020. Nel calice un bellissimo colore giallo paglierino, le bollicine finissime, numerose e persistenti. Al naso i sentori varietali non vengono sovrastati dalle note della autolisi dei lieviti: eleganti ricordi agrumati, erbe aromatiche, fiori bianchi e lieve nota di baccello di vaniglia. Il sorso è fresco e ha sublime persistenza.

Si prosegue con una versione ferma, senza solfiti, il Pigato Geva.

Racconta Laura che in corso di vendemmia, lei e Giovanni trovarono in cantina una vasca con su scritto “non toccare”: un vino che ha richiesto immensa cura e maniacale pulizia e precisione per evitare che si alterasse.

Geva in dialetto vuol dire zolla: ritorna il concetto di attaccamento alla terra proprio della filosofia della famiglia Basso.

Per prima una macerazione a freddo delle uve di due settimane, poi inoculo di lieviti selezionati e classica vinificazione in bianco. Nessuna solfitazione, i 6 mg/l sono dovuti alla produzione naturale legata al lavoro dei lieviti.

Nel calice un luminoso giallo dorato; il profilo olfattivo richiama la frutta, la pesca bianca, il timo, salvia, rosmarino e in bocca è verticale, con bella freschezza e lunga scia sapida. Stupendo…

Ultimo assaggio per il Pigato “I- Scianchi” (le parti alate del grappolo): il vino della tradizione, quello che Antonio ha voluto fare per tornare ad assaporare il gusto del vino di suo nonno Isodoro. Le “orecchie” dei grappoli vengono vendemmiate in epoche diverse, in leggera surmaturazione.

La fermentazione prevede l’utilizzo di un pied de Cuvee grazie al lavoro dei lieviti indigeni: questo processo richiede periodici controlli, proprio come se si dovesse vegliare su un neonato, che Antonio esegue con amore e passione, svegliandosi anche nel cuore della notte. Dopo circa 4-6 gg la massa è sufficiente per far partire la fermentazione, che avviene per 3 giorni in presenza delle bucce e alla temperatura di 20 gradi. Per scelta, esso non viene chiarificato né filtrato.

Sento una vera attrazione per questo vino

che Laura mi versa con garbo: il colore intenso giallo dorato mi riporta alle storie che ho sentito narrare. Al naso un’esplosione di agrumi come cedro, ginestra, fieno secco e una nota balsamica che mi riporta alla macchia mediterranea e all’odore di Liguria. In bocca è concreto e coerente e sapido quasi a raccontare il mare, di cui le brezze accarezzano le vigne.

Un percorso indietro nel tempo, dove ritrovare le nostre radici e i valori familiari.

Non posso che complimentarmi con Laura e con Antonio (che ho conosciuto!) per il loro lavoro: un’azienda molto dinamica che merita sicuramente di essere visitata. Propone infatti cinque winexperiences, tra cui una in jeep per i pendii scoscesi dei terrazzamenti davvero entusiasmante, per avere un’idea della viticoltura eroica che si pratica da quelle parti! Inoltre, dispone di camere e di una fattoria didattica con tanti animali da cortile. Una delle strutture ligure che offrono un’accoglienza meravigliosa agli enoturisti!

I vini si trovano in vendita su liguriawineshop.com

 

 

Azienda Agricola Vitivinicola Durin
Via Roma, 202
Ortovero SV
+39 0182 547 007

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