Il Rosso di Montefalco DOC

· di Olga Sofia Schiaffino ·

Terra di Santi, di rigogliosa natura e di vini importanti quella umbra: siamo a Montefalco, in una cantina che ha promosso con coraggio e fierezza le potenzialità di un vitigno storico, il Sagrantino.

Infatti si hanno notizie della sua coltivazione dal XVI secolo: esiste infatti un primo documento ufficiale che cita il nome del vitigno, ora nell’archivio notarile della città di Assisi… Era però conosciuto come passito e consumato in occasione di feste religiose e sacre, da cui appunto il nome.

Tornando ai nostri giorni, nel 1971 Arnaldo Caprai, imprenditore tessile, decide di acquistare 45 ettari in località, un dolce collina dove impianta cloni selezionati, in collaborazione con l’Università di Milano, di Sagrantino: la scommessa è quella di trarne una versione secca e di valorizzarne le potenzialità.

In vigna si studiano le performances di alcuni sistemi di conduzione quali il Guyot, la lira, la palmetta ma il cordone speronato risulta senz’altro il più indicato.

Intanto l’azienda cresce e raggiunge gli attuali 150 ettari, con poderi nella zona di Bevagna e Gualdo Tadino, dove si coltivano le uve bianche per il Grechetto dei Colli Martani.

Intorno ai possedimenti storici si promuovono le colture seminative, l’orzo ad esempio, che viene utilizzato per

la produzione della birra e mantenuta quella dell’olio.

Magia di Vulcano

La natura, il vulcano innevato e i colori tenui dell'inverno avvolgono i gesti precisi ed eleganti come in un incantesimo ...

Oltre al Sagrantino

vengono sperimentati il Sangiovese, il Merlot e il Cabernet Sauvignon che entrano a far parte del l’uvaggio del Rosso di Montefalco DOC.

Il riconoscimento dell’impegno di Caprai arriva con la DOCG nel 1992, che premia la versione secca, che regala vini potenti, dalla caparbia tendenza all’invecchiamento e la tradizionale versione passito, che suggerisce pregevoli abbinamenti con i dessert e non solo.

La cantina, di moderna concezione, vede l’utilizzo di contenitori di acciaio sia in fermentazione che per l’affinamento dei vini bianchi, che non subiscono macerazioni e prevedono l’utilizzo di lieviti selezionati.

Le uve rosse invece svolgono la macerazione sulle bucce in fermentini con un diametro trasversale maggiore dell’altezza, per offrire una ottimale superficie di contatto: rimontaggi due volte al giorno, lieviti indigeni, temperatura controllata intorno ai 25 gradi. Dopo una fase di stabilizzazione in acciaio, il vino viene messo ad affinare in legno, barriques nuove per “l’atto a diventare Sagrantino di Montefalco”, di secondo e terzo passaggio per il Rosso DOC.

Spostiamoci ora

nella accogliente e luminosa sala di degustazione, dove Alessandra e le sue colleghe sono mirabili comunicatrici dell’essenza del territorio: Grecante 2017 è un Grechetto in purezza, dalla veste giallo, paglierina con bagliori verdolini, con un ventaglio di profumi freschi, floreali ed agrumati, di fresca beva e ritorni minerali.

Rosso di Montefalco 2015 (Sangiovese 70%, Sagrantino 15% e Merlot 15%) è un blend che vede un assemblaggio in acciaio dopo vinificazione separate e 12 mesi di barriques.

Sagrantino di Montefalco Collepiano 2012 apre con un naso complesso e in bocca svela la prestanza di un tannino ancora graffiante ma integrato nell’espressione gusto olfattiva coerente e persistente.

Sagrantino di Montefalco Val di Maggio 2013 deriva da un cru che gode di una esposizione e di un microclima particolare: affinamento 24 mesi in barrique e 8 in bottiglia. Sia al naso che in bocca stupisce per l’eleganza e la raffinatezza, che si relazionano con la struttura e la mascolina forza del tannino, un vino veramente emozionante.

Sagrantino 25 anni, nato per celebrare il venticinquennale dell’azienda, è un cavallo di razza che non ha bisogno di spiegazioni, essendosi guadagnato premi e menzioni nelle migliori guide: auguriamo solo di berlo nel pieno della sua intensità e struttura, con buon cibo e naturalmente, gli amici sinceri.