Once upon a time…

Lo Sciacchetrà di Geromina Bonanni

· di Liliana Pecis ·

Liliana Pecis


C

osì cominciano le favole… ed è proprio una favola che passa attraverso quattro generazioni quella che vi voglio raccontare.

Circa venti anni fa, erano i primi tempi che cercavo di capire quello che c’era in e intorno a un bicchiere, pranzo di Natale con amici e parenti e inaspettata la visita di mio cognato Marcello che portava con sé una bottiglia piccola di Sciacchetrà regalatagli da suo cugino Corrado Gasparini nativo di Riomaggiore.

Geromina Bonanni,

la nonna di Corrado, aveva prodotto questo Sciacchetrà nella seconda metà degli anni ’50 con solo uva Bosco coltivata nei suoi vigneti di Destrigara e Possaitara, due località a picco sul mare nel comune di Riomaggiore.

Era il mio primo assaggio di questo vino e posso dire tranquillamente che ho iniziato dalla sua maggiore espressione, ricordo il colore marrone scuro con riflessi mogano luminosi, al naso una varietà di frutta disidratata e poi il balsamico, miele e caffè, ma quello che mi lasciò incantata fu al palato la delicata dolcezza con un finale lunghissimo in accordo con i sapori, la sapidità e la freschezza.

 

Corrado, all’anagrafe Lorenzo, mi racconta che le vigne arrivavano fino al mare e allora la vendemmia era fatta ancora con le barche e negli anni dal ‘60 al ‘64 il padre Gian Maria sindaco di Riomaggiore fu chiamato ad organizzarne una che fu poi documentata in un cortometraggio del Cinegiornale Luce.

La nonna possedeva delle vigne impiantate negli anni ’40 che ancora producono.

L’ uva per produrre questa ambrosia veniva appesa a fili di ferro tesi sulle terrazze o alle travi in legno della propria abitazione.

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Opportunamente appassita veniva schiacciata tra le dita e vinificata in un ‘caratello’ di castagno. Per i travasi e la conservazione prima dell’imbottigliamento si utilizzavano piccole damigiane.

Una di queste è rimasta celata nella cantina originale fino alla primavera dell’anno 2000 quando, rimuovendo del materiale accumulato sul fondo del locale, è riapparsa.

Il vino

a suo tempo fu assaggiato per testarlo e poi fu messo in bottiglie da 375 ml e immesso in commercio ad un prezzo alto ma giustissimo visto la rarità del prodotto e che mai più Geromina, mancata nel 1963 avrebbe potuto rifare.

Ho pensato varie volte a quel vino e mai mi sarei immaginata di poterlo riassaggiare anche se ogni tanto ne parlavo con Marcello… ebbene il più bel regalo della vigilia di Natale è stato questo: una bottiglia dello stesso prodotto senza etichetta… termine non presente nella scheda di descrizione del vino AIS: BUONISSIMO…

Sono passati tutti questi anni e il vino si ripresenta nella sua luce color caffè tostato, al naso è ampio, note balsamiche, iodate e salmastre, la frutta rimane in sottofondo candita poi note muschiate ed ancora caffè, cacao, in bocca è lunghissimo, asciutto con accenni dolci perfettamente equilibrati con la componente fresco- sapida…

Concludo

con una frase di Walter De Battè, uno degli uomini che meglio rappresenta la nostra Liguria del bere:

“Lo Sciacchetrà ci porta oltre la storia, verso il mito. Nella sua autentica espressione è vino di taglio inattuale ed è impossibile attualizzarlo, in quanto si rischia di cadere nella banalità, tale la sua complessità che sfugge ad ogni omologazione.”

Vi ho parlato di Geromina, Gian Maria e Corrado manca la quarta generazione e cioè Davide, ristoratore in Riomaggiore ma questa è un’altra storia… a presto.

 

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