In vigna sull’Etna, altro esempio di ingegno e perfezione

Viaggio sulle pendici del vulcano. Che, come la Liguria, mostra vigneti fiduciosi in cerca di armonia

di Olga Sofia Schiaffino | 26 febbraio 2018

 

 

 


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La strada statale 120 che da Fiumefreddo di Sicilia sale verso i paesi Etnei, rinomati in tutto il mondo per la produzione del vino, sembra attraversarli come il filo che unisce le perle di una splendida collana.

Case, chiese, palmenti l’accompagnano per brevi tratti, perché poi è la natura a circondarti, con foreste, colate nere, alberi e meravigliosi vigneti, aggrappati ai fianchi del vulcano, disperati e fiduciosi, come bambini stretti alla madre.

Qui, sull’Etna, è tutto un susseguirsi di pietre nere, disposte con faticosa disciplina, a contenere le vigne ora spoglie, ma che in primavera saranno accese dai bagliori delle ginestre, in uno stupefacente contrasto.

Solo l’amore per la propria terra

e il radicato senso di appartenenza possono spingere l’uomo a tentare di arginare la “Muntagna” e ridisegnare il paesaggio, con supremo ingegno e perfezione.

Questi muretti, così familiari e simili alle terrazze sospese delle Cinque Terre, non sono altro che il patrimonio linguistico dei contadini che cercano di dialogare con il territorio: una viticoltura eroica, da cui si ottengono vini coraggiosi, indomiti, appassionati.

A Palmento Caselle, Salvo Foti e i Vigneri hanno impiantato, in un stupendo scenario digradante che guarda il mare, piante di Carricante: come vuole la tradizione etnea, seguono le indicazioni della Maestranza, creata nel 1432 a Catania, per quanto concerne la conduzione manuale e l’uso di rame e zolfo.

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Nasce così “Aurora 2017”,

con l’aggiunta di una minima percentuale di Minnella, fiero testimone della vocazione della zona di Milo (versante est) per i bianchi. Il nome scelto ricorda una farfalla autoctona a rischio di estinzione. Guizzante giallo paglierino, fragranza di biancospino, ginestra, pesca gialla, mango e note idrocarburiche; esalta il palato per freschezza e sapidità, che regalano verticalità ed estrema piacevolezza di beva.

Un potente rosso , che esprime il carattere di una vigna Centenaria, a Passopisciaro, versante nord, è “Aetneus 2010” della cantina “I Custodi delle vigne dell’Etna”: in etichetta si celebra la piramide di pietra lavica che si riconosce tra i filari di Nerello mascalese e Nerello cappuccio, rigorosamente ad alberello: un rubino vellutato e luminoso, avvolgenti sentori di ciliegia, humus, viola, cardamomo, cuoio e accenno balsamico. In bocca il tannino è vibrante, lunga persistenza e finale vulcanico.

Vini autentici, che ricordano il delicato equilibrio tra uomo e ambiente, per cui si rende necessaria e costante, una sincera ricerca di armonia.

 

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