Amandum

· di Olga Sofia Schiaffino ·

l primo incontro con Elisabetta Lupi e i vini di Amandum fu del tutto casuale: mi trovavo a Trieste di passaggio verso l’Ungheria quando per sfuggire alla calura e per curiosare un po’ decisi di fare in giro da Eataly. Mi colpì subito la cordialità e la gentilezza di Elisabetta e venni letteralmente conquistata da uno spettacolare Friulano e da un altrettanto elegante Sauvignon…

Mi feci raccontare qualcosa della storia della cantina e capii che si trattava di pura passione: suo marito, di professione avvocato, Enrico Agostinis insieme al fratello Carlo Alberto avevano deciso di vinificare in proprio le uve coltivate nei vigneti di famiglia, dando vita a questa azienda, il cui nome riporta alle cose da amare e da custodire con rispetto e passione.

Feci una promessa: di andare quanto prima a trovarli.

La promessa è stata mantenuta, giusto un anno dopo: accolta da Elisabetta nella dimora storica, eccomi a Moraro, in un territorio in provincia di Gorizia, luogo di incontro delle valli dell’Isonzo e del Vipacco, naturalmente vocato alla viticoltura. Lo sapeva bene la nonna del marito di Elisabetta che a dispetto di quanto potesse dire la gente , guidava il trattore con la stessa disinvoltura con la quale saliva sulla carrozza per andare alle feste.

Bianca era una coraggiosa donna imprenditrice agricola: sua figlia Anna non fu da meno e ampliò l’azienda familiare, lanciandosi in nuovi progetti e nuove sfide.

Nel 2013 un incontro prezioso, quello tra Enrico , figlio di Anna, e Alberto Pelos, sindaco di Moraro ma anche bravissimo enologo, perché per la nuova azienda di famiglia era necessario affidare le uve coltivate con amore e cura a una mano capace di lasciar parlare il territorio e l’annata nei vini.

Il grande lavoro si compie naturalmente in vigna, dove Friulano, Pinot grigio, Sauvignon, Pinot Nero, Chardonnay, Pinot Bianco, Cabernet Franc e Merlot trovano un ambiente perfetto per crescere, nei terreni ricchi di ghiaia e ciottoli, con argilla rossastra per la presenza di ossido di ferro e alluminio, ben drenati, dove un microclima particolare garantisce buone escursioni termiche e ottima ventilazione.

Il racconto di Elisabetta

si colora di aneddoti mentre passiamo ad assaggiare alcuni vini accompagnati da uno squisito tagliere con prodotti tipici in abbinamento.

Grey 2016, Pinot Grigio (i vini escono sempre due anni dopo…) un vino che affascina già dal colore e dall’impatto olfattivo: sono profumi eleganti, fini che giocano sulle note fruttate e floreali, con sbuffi balsamici. In bocca è preciso, fresco, molto piacevole e termina con un finale sapido.

Podere Poggio Scalette

Ci troviamo su di una collinetta tra Firenze e Siena, dove spira sempre una leggiadra brezza, che consente alle uve di godere di una buona escursione termica ...

Pinot Bianco 2016, ventaglio olfattivo fitto che apre su note di pera, maracuja, pompelmo rosa seguite da biancospino, tiglio, erbe aromatiche. Sorso elegante, equilibrato e sapido.

Friulano 2016 – ad ogni olfazione scopri qualche nuovo sentore e sei trascinato nella sua magia… lo assaggi e dici tra te e te “accidenti, ma quanto è buono!”. Non è sicuramente una degustazione tecnica, potrei dirvi dei sentori di erbe di campo, di fiori bianchi, di albicocca, pera e mela, di mandorla: riduttivo, è un vino di cui fare esperienza e lasciare che sia lui stesso a scolpire il vostro ricordo.

Pinot Nero 2016: un vino che devo assolutamente riassaggiare perché questo vitigno non merita distrazioni. Garbati sentori di piccoli frutti rossi, viola, tannino preciso seppur delicato e bella freschezza.

Salutando Elisabetta e la storia di donne coraggiose che hanno amato profondamente la loro terra, mi sono sentita di avere lasciato un pezzo di cuore tra quelle parole e nello sfavillio dei vini nel calice: valori sicuramente da comunicare e da portare avanti.