A Manfredonia il Metodo Classico come racconto di territorio, famiglia ed emozione
I
l vento di luglio sul golfo, il profumo del mare e l’energia curiosa di una platea attenta.
A Manfredonia, durante Heritage Wine Fest, è andata in scena una masterclass che ha lasciato il segno, riempiendo la sala e sorprendendo con una degustazione sold out dove tre diverse espressioni del Metodo Classico italiano si sono incontrate per raccontare tre territori, tre famiglie, tre visioni.
Il titolo dell’incontro – “Bollicine eroiche: territori, famiglia ed emozione” – non era una promessa astratta, ma la chiave per entrare in un mondo fatto di precisione tecnica, scelte stilistiche non convenzionali e una profonda coerenza con il proprio luogo di origine.
Il primo calice ci ha portati nel cuore del Monferrato Astigiano, a Cocconato, tra colline ordinate e suoli ricchi di marne e calcare.
Il Metodo Classico Pas Dosé 2022 di Crotin 1897, da Pinot Nero in purezza, ha aperto la degustazione con una personalità sobria e profonda.
La vigna, coltivata in regime biologico a 280 metri slm con esposizione a est, viene gestita con cura maniacale dalla famiglia Russo.
Le uve, raccolte a mano, subiscono una soffice pressatura e fermentano lentamente a bassa temperatura, seguendo una vinificazione in bianco che esalta la freschezza varietale.
L’affinamento sulle fecce fini con bâtonnage regala struttura e complessità, mentre l’assenza di dosaggio finale sottolinea la tensione e la pulizia del sorso.
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Il risultato è una bollicina verticale, precisa, che interpreta il Pinot Nero con rigore e armonia, evocando quella classicità piemontese che sa essere austera e seducente.
Dalle colline del Piemonte siamo poi scesi nelle Marche, dove Podere Sabbioni ha proposto il suo Metodo Classico da uve Ribona, vitigno noto anche come Maceratino, che raramente trova spazio nella spumantizzazione.
Eppure, proprio questa rarità ha reso la storia ancora più affascinante.
Un racconto appreso da Massimo, anima dell’azienda insieme alla moglie Maria Grazia e alla figlia Laura, che ho condiviso con il pubblico, relativo al lungo processo, fatto di dubbi e sperimentazioni, che ha portato nel 2019 alla produzione di una massa per base spumante, inizialmente lasciata in acciaio per oltre un anno.
Il Maceratino, poco acido di natura, sembrava inadatto alla rifermentazione in bottiglia.
Ma l’intuizione, sostenuta dal lavoro dell’enologo Marco Fioretti, ha preso forma lentamente: nel giugno 2022 è iniziata la presa di spuma di circa 500 bottiglie.
La sboccatura, avvenuta a ottobre 2024 dopo 29 mesi sui lieviti, ha dato vita a un vino salmastro, cremoso, puro.
Nessun dosaggio, una bottiglia fuori standard (la Crus de France), una chiusura di pregio e un’etichetta artigianale applicata a mano, con un doppio adesivo in rilievo disegnato da Maria Grazia, che trasforma ogni esemplare in un oggetto unico.
Oggi le bottiglie riposano in una suggestiva grotta contro terra sospesa sull’acqua, costruita recuperando un antico canale, e custodite da muri lasciati volutamente grezzi, a testimonianza delle “ferite del tempo”.
Per la vendemmia 2024 è in affinamento anche una massa in vasca di ceramica Clayver, ulteriore segnale della costante ricerca che guida l’azienda.
Il viaggio si è poi concluso tra le colline della Lunigiana ligure, dove Ca’ Lunae, realtà vitivinicola tra le più apprezzate della Liguria, ha portato in degustazione un Metodo Classico di straordinaria eleganza, ottenuto da un uvaggio di Albarola e Vermentino.
Anche qui il racconto si fa personale e legato al territorio: due varietà che parlano il linguaggio del mare e del vento, declinate attraverso una spumantizzazione raffinata che conserva la salinità, l’agrumato, la tensione tipica dei bianchi liguri.
Albarola, spesso relegata a ruoli secondari, assume qui un’importanza centrale per l’equilibrio del vino, mentre il Vermentino dona struttura e vibrazione.
La vinificazione è precisa, calibrata nei tempi e nelle temperature, con una lunga sosta sui lieviti che arricchisce il profilo aromatico senza perdere slancio.
Il risultato è una bollicina dal sorso asciutto, floreale, con accenni mediterranei che evocano erbe aromatiche, pietra calda e polpa di limone.
Un Metodo Classico che è al tempo stesso identitario e sorprendente, capace di dimostrare come anche la Liguria – terra difficile e spesso trascurata in ambito spumantistico – possa offrire interpretazioni di grande finezza.
Tre vini, tre storie, tre geografie dell’anima.
In comune, la cura per il dettaglio, la scelta del tempo lento, l’attenzione ai materiali (dal vetro ai tappi, dalle etichette alle vasche di affinamento), ma soprattutto una visione del Metodo Classico non come moda o sfida tecnica fine a sé stessa, bensì come naturale estensione di un’identità.
A Manfredonia abbiamo visto il pubblico emozionarsi, discutere, riflettere su quanto un vino possa raccontare.
Abbiamo riscoperto che dietro ogni bollicina c’è un gesto d’autore, un territorio che pulsa, una famiglia che crede ancora che la bellezza stia nelle cose fatte bene, senza scorciatoie.
Ecco perché queste sono bollicine eroiche: perché non scendono a compromessi, perché nascono da territori che chiedono rispetto, perché raccontano una storia autentica.
E perché, semplicemente, sanno emozionare.
Un sincero ringraziamento a Salvatore Di Matteo ideatore di Heritage Wine Fest, agli organizzatori, alle autorità locale e alla Pro Loco di Manfredonia, al sommelier Matteo La Torre per l’impeccabile servizio durante la masterclass e al meraviglioso pubblico presente.






