N
on bottiglie ma anfore quelle a cui Antonio Arrighi affida il suo messaggio di viticoltore, convinto delle potenzialità di un territorio in cui si è sempre prodotto il vino, l’Elba, “Isola Feconda” come la definì Plinio il Vecchio.
Una storia affascinante da ascoltare: telefono per prenotare una visita e Antonio mi propone un wine trekking. Da non farselo ripetere due volte!
L’attività agricola della famiglia ha origine nel secolo scorso, sulle colline alle spalle di Porto Azzurro: la coltivazione si è orientata sull’olivo (circa 500 piante) e soprattutto sulla vite, che occupa circa 7 dei 15 ettari totali.
Troviamo i vitigni storici quali l’Aleatico, il Procanico (Trebbiano Toscano), l’Ansonica, il Biancone, il Vermentino, il Sangioveto.
In collaborazione con la regione Toscana
e il C.R.E.A di Arezzo ha iniziato a sperimentare varietà insolite per questo territorio, che ricordiamo, essere una miniera a cielo aperto, con suoli che variano molto nella composizione, anche nelle singole parti dello stesso vigneto. A dimora quindi (molto ben ambientati) il Syrah, il Chardonnay, il Viognier, il Manzoni Bianco e.… il Sagrantino.
Il percorso si snoda sulla collina dietro la cantina e in alcuni punti si riesce ad ammirare lo splendido anfiteatro naturale dei filari che si affacciano sul golfo di Porto Azzurro.
In conversione biologica, Antonio cerca il massimo della qualità nelle uve che raccoglie manualmente, requisito necessario per fare ottimi vini.
Grande sperimentatore, ha iniziato a usare le anfore addirittura dieci anni fa e nel 2018 ha dato vita ad un progetto, insieme al prof. Attilio Scienza, chiamato Nesos.
Seguendo la tradizione greca dell’isola di Chios, vengono messi i grappoli di Ansonica (pare imparentata con Roditis e Sideritis) nelle ceste di vimini, che vengono immerse in mare, per ottenere un effetto antiossidante e antisettico. Nel 2018 sono rimaste 5 giorni a 7 metri, mentre nel 2019 si è preferito tenerle a 10 metri di profondità per 3 giorni. Dopo questo passaggio le uve vanno in anfora e ivi rimangono sulle bucce fino a primavera dell’anno successivo.
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Mentre ascoltavo,
mi immaginavo gli antichi viticoltori affidare le uve al mare: buona notizia è che è stato fatto un video (tra l’altro pluripremiato!) che presto sarà disponibile sul sito aziendale.
Affascinata dal mondo secondo Arrighi, eccomi giunta alla degustazione:
Arembapampame Elba Vermentino DOC, vinificato in acciaio, conosciuto da sempre con il nome di riminese: fragrante, delicato con note di erbe aromatiche, biancospino e pesca tabacchiera. Sapida la chiusura.
Mattanto Elba Ansonica DOC, versione in acciaio, davvero tanto buona: l’abbiamo confrontata con Valerius IGT Toscana bianco, stesso vitigno, che rimane sulle bucce in anfore da 220 hl per 4 mesi. Un vino davvero intenso, con molta personalità, che mi ha davvero incantato.
Abbiamo fatto un successivo confronto tra il Viognier vinificato in acciaio – V.I.P – e quello ottenuto effettuando un passaggio in anfore da 800 litri.
Dedicato a Hermia,
schiavo cantiniere di 2100 anni fa, testimone della secolare storia vitivinicola dell’isola.
Non poteva mancare un meraviglioso aleatico passito, da gustare assolutamente con la Schiaccia Briaca, dolce tipico elbano. Frutta rossa, ciliegia, mora, guizzante acidità che bilancia i quasi 140 gr litro di zucchero. Una perla rara, un nettare rubato alla mensa degli Dei.
“I hope that someone gets my message in a bottle…”
Si, messaggio ricevuto.
La viticoltura di Antonio Arrighi è passione per la propria terra e desiderio di sperimentare la tradizione che ritorna nella pratica quotidiana per ottenere vini veri, buoni e significativi.
Azienda Agricola Arrighi
Località Pian del Monte
Porto Azzurro LI
Isola d‘Elba
+39 335 664 1793