Il Franciacorta dei padri
Il Franciacorta dei padri

Il Franciacorta dei padri

C

’è una Franciacorta autentica, contadina e artigiana, che produce da più di cinquant’anni vini fedeli a se stessi, senza strizzare l’occhio a mode e a derive zuccherine.

È quella della Società agricola Facchetti, una piccola azienda a conduzione familiare, situata sulla collina di Erbusco (BS), così vocata alla viticoltura, nel cuore della zona che va dal Monte Orfano al Lago d’Iseo.

Qui nelle Ere Secondaria e Terziaria un enorme ghiacciaio proveniente dalla Val Camonica, nel suo processo di espansione e successivo ritiro, ha creato un anfiteatro di origine morenica i cui terreni sabbiosi e limosi, generalmente poveri di argilla, molto drenanti e abbastanza profondi, sono ricchissimi di minerali.

Questi elementi,

anche se assorbiti in quantità minimali dalle viti, concorrono alle dinamiche di biosintesi così fondamentali per delineare il profilo aromatico dei vini franciacortini.

Non solo il terreno, ma anche il microclima, la ventilazione che giunge attraverso il lago dalla Valle Camonica e le adeguate precipitazioni garantiscono una viticoltura di eccellenza.

Incontriamo Eleonora Facchetti, che insieme alla sorella Angelica e alla cugina Francesca, costituisce la terza generazione della famiglia.

Tutto comincia infatti con il nonno Pietro, classe 1915, già viticoltore e agricoltore in Franciacorta dal 1960, quando negli anni ’70 acquista dei terreni su questa collina così adatta alla coltivazione della vite.

Aiutato part-time dai cinque figli, contadini con la testa sulle spalle che non abbandonano il loro lavoro principale, e dalla moglie Vittoria, man mano l’azienda si espande, fino ai 7 ettari di oggi.

Nel frattempo,

la Franciacorta si va via via affermando per la qualità dei suoi prodotti, i fratelli vanno in pensione e finalmente diventano imprenditori agricoli a tempo pieno.

Leggi anche:
Sui Vini Naturali 1920

Sui vini “naturali”

È il modo più appropriato chiamarli vini naturali? Meglio vini secondo natura? Vini veri? O è più adatto definirli tradizionali? Vini biologici? Vini biodinamici? Oppure vini liberi, prendendo in prestito un termine recentemente introdotto da Oscar Farinetti? La giungla dei ...

Oggi sono rimasti in tre e hanno passato il testimone alle tre ragazze, ma continuano a lavorare al loro fianco, animati da un’autentica passione per la vigna e da una filosofia semplice: produrre vini freschi, schietti, diretti, franchi, che riflettano la terra e l’andamento della stagione.

“Siamo riconoscenti ai nostri genitori per averci trasmesso questo modello produttivo, lontano dagli zuccheri e dal legno.

I nostri vini hanno tutti dosaggi ridotti al minimo per non andare ad appesantire; non pensiamo infatti che lo zucchero arricchisca le nostre basi.

“Usiamo pochissimo la botte e solo per il satèn, pensato per gli amanti di questa tipologia, che si discosta da tutti gli altri per la sua morbidezza.” ci dice Eleonora con uno sguardo sincero davvero convincente.

“Più della metà dei nostri prodotti sono dosati a zero: basi pulite ottenute da solo mosto fiore ci permettono di non andare a manipolare niente. Questa è la nostra scelta: è il Franciacorta dei nostri padri!”.

Eleonora colpisce

per la semplicità e l’eleganza dei modi. Ci ha accolto con la maglietta aziendale, pantalone corto e scarpe grosse per il lavoro in campagna.

Nell’aia fervono i preparativi per la vendemmia prossima e i lavori di ampliamento della cantina, tra rumori di trattori, abbai di cani e voci di parenti di questa bella famiglia che abita tutta qui.

Le chiedo come mai rifuggano dal comparire su guide di settore.

Mi risponde: “A noi è bastato il passaparola per arrivare fino a qui… I nostri genitori hanno sempre pensato che i nostri spumanti da tutto pasto non sarebbero piaciuti alle guide, che probabilmente amano vini più strutturati e dosati…”

“Adesso, da quando siamo subentrate noi tre alla conduzione, abbiamo pensato di lasciare qualche campione per le degustazioni e di non vendere tutto. Abbiamo anche prodotto il Cinquanta/50, il primo millesimato dell’azienda, vendemmia 2013, dosato a zero, con la sboccatura iniziata a 30 mesi. L’ultimo dégorgement ha quasi 60 mesi di affinamento sui lieviti…

E in futuro,

quando i nuovi spazi saranno pronti, vorrebbero puntare a produrre tutti millesimati e la tipologia Riserva… L’innovazione si sta affiancando alla tradizione, nel pieno rispetto della filosofia del fondatore.

Nonno Pietro non aveva manie di grandezza, voleva rimanere piccolo e avere un guadagno sufficiente a consentirgli di lavorare in autonomia, senza dipendenti. Amava il suo lavoro e il rapporto con il consumatore a cui vendeva orgogliosamente i suoi vini spesso sottocosto.

Le tre giovani donne stanno facendo piccoli passi, con i piedi ben piantati per terra, cercando di aprirsi alla comunicazione (hanno partecipato al Vinitaly per il secondo anno consecutivo) e di sperimentare.

Angelica nel frattempo si è laureata in enologia e con la consulenza di Cesare Ferrari, punto di riferimento in Franciacorta, nel 2015 ha prodotto un millesimato, il Dosaggio Zero, dedicato a Pietro e a nonna Vittoria, con la prevalenza di pinot nero (80%-20% Chardonnay); ma non vogliono stravolgere l’azienda:

“Vogliamo rimanere quello che siamo”, una piccola realtà storica di vignaioli che continuano a coltivare e rispettare le proprie vigne, imbottigliare il proprio vino e curare di persona tutta la filiera.

Ed anche l’ottimo rapporto qualità-prezzo evoca le intenzioni di Pietro e dei padri, basate sull’onestà e sul rispetto del compratore.

Eleonora,

con un gesto familiare che ci fa sentire a nostro agio, prende tre seggiole e ci sediamo attorno al tavolo di legno della cantina.

Assaggiamo l’entry level, il Franciacorta Brut.

100% Chardonnay, ottenuto dalla fermentazione in vasche di acciaio termocondizionate; fermentazione malolattica non svolta. Vendemmia 2016, dopo il tiraggio è rimasto in catasta a maturare 26 mesi sui lieviti.  Grado alcolico: 12,5% vol.   

La 2016 è stata un’annata fresca che ha donato a questa partita un’acidità spiccata (7,9 g/l); nonostante questo, il dosaggio scelto è stato molto basso (zuccheri aggiunti: 2,5 g/l)

La scelta di poche aggiunte di zucchero è volta ad enfatizzare la mineralità e la sapidità dei vini, caratteristiche che sono espressioni di autenticità e di corrispondenza al territorio. 

Nel bicchiere si presenta giallo paglierino di bella lucentezza.  Il perlage è fine ed abbondante. Al naso immediatamente si percepisce la territorialità, la pietra, quindi le note di mandorla, l’ananas e gli agrumi, la crosta di pane e sentori vegetali di fieno e di erbe di campo. Il sorso è deciso, la bollicina è incisiva e croccante, di grande freschezza e bevibilità.

Lascia la bocca pulita e quello slancio dinamico, nervoso e sapido, invoglia la beva. Vino senza fronzoli, snello, teso e godibilissimo.

Adesso è la volta

del Franciacorta Nature, il fratello del Brut. Stessa partita, stessa base, ma il dosaggio è 0.

Paglierino intenso, ha bollicine sottili, numerose ed incessanti. Al naso subito si apre su note dolci e ammalianti di pan brioche, fiori di tiglio e glicine e fruttate di pera e di mela golden, poi emergono note polverose di pietra focaia, agrumate di lime, vegetali di timo e foglia di limone.

II sorso è energico, secco, tagliente, longitudinale, teso e rinfrescante, con ritorni agrumati sulla scia fresco-sapida, ma non lascia solo lame, bensì suggestioni cremose date dai lieviti che equilibrano il tutto. Finale lungo e minerale. È un blanc de blanc affilato e preciso.

“E’ il vino che più ci rappresenta…” chiude Eleonora.

Infine,

degustiamo il Franciacorta Brut Rosè.

50% Chardonnay, 50% Pinot nero, ottenuto in acciaio; fermentazione malolattica non svolta. Vendemmia 2015, 36 mesi sui lieviti.  Zuccheri aggiunti: 3 g/l. Acidità totale: 6,1 g/l. Grado alcolico: 12,5% vol.

Di un bel colore rosa antico, ha una fine e persistente effervescenza. Al naso sensazioni fragranti e delicate di fragoline di bosco e ribes rosso, una vena di mandorla secca, una nota di panificazione e in sottofondo sentori di petali di rosa.

In bocca è pulito, fresco, minerale e salino, equilibrato da succo e scia fruttata. Finale persistente e lievemente ammandorlato. 

La gamma attualmente prevede altri Franciacorta: il Millesimato 2013 CINQUANTA|50, il Millesimato 2015 Pietro e Vittoria Dosaggio Zero, il Brut Satèn e il Dosaggio Zero Rosé (100% pinot nero).

Inoltre,

la Società, come recita il sito aziendale, “si ostina” a produrre il Curtefranca bianco e rosso, nell’intento di perpetrare nel tempo questa tradizione, che si sta progressivamente abbandonando, soprattutto per quanto riguarda i rossi.

Sia il rosso Carpe Diem che il bianco Carpe Diem fanno affinamento in botti di rovere.

È il momento di lasciare Eleonora…

Dalle sue parole e dagli assaggi ci siamo fatti un’idea precisa delle idee che caratterizzeranno i futuri Metodo classico Facchetti: vini piuttosto duri, volutamente spigolosi, non addomesticati o domati da dosaggi che ne potrebbero nascondere la verità, vini che non tradiscano la Franciacorta dei padri.

Brave Angelica, Eleonora, Francesca e bravi i loro genitori. L’augurio e la speranza per sommelier e appassionati è di vedere questa azienda un po’ più al centro della scena… Non è scendere a compromessi raccontare agli altri la sincerità e il coraggio della coerenza!

 

Lascia un commento più sotto oppure condividi...
 

 Società Agricola Facchetti
Via Solferino, 11
Erbusco BS
+39 030 7267283

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *