L’Uomo al centro: vino, arte e persone a Be.Come 2023
L’Uomo al centro: vino, arte e persone a Be.Come 2023

L’Uomo al centro: vino, arte e persone a Be.Come 2023

U

n invito davvero gradito, quello di partecipare alla terza edizione di Be.Come presso l’Hotel Radisson Collection Santa Sofia a Milano, dal 27 al 28 novembre.

Un evento che si è spostato a Milano e che vuole coinvolgere i professionisti del mondo del vino, nel promuovere un contatto e un dialogo inseriti in un rapporto circolare, dove l’uomo ritorna al centro di tutto.

Infatti, l’apporto umano nella costruzione di un prodotto, quale il vino, è essenziale e imprescindibile: l’AI non potrà mai sostituirsi alla unicità e sensibilità della persona. Alessandra Montana, founder di Allumeuse Communication e impegnata nell’organizzazione dell’evento, lo racconta come un “ viaggio”, che si percorre attraverso quattro punti: Lo Spazio delle Idee, il momento di incontro ai tavoli di un accogliente salotto, Il Percorso Degustativo, le Masterclass e la Cena.

Le masterclass sono state condotte da Gabriele Gorelli, primo MW italiano, affiancato da illustri giornalisti internazionali e mi hanno colpito per l’approccio, le riflessioni ad esse collegate e la partenza da un’opera d’arte.

“Wanderers above the sea of fog” ha presentato i vini iconici che spiccano in un mare indistinto di etichette e che rappresentato per i consumatori un modello e una luce che guida. Il quadro scelto per semplificare il concetto è stato il capolavoro simbolo del Romanticismo, il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friederich, dove ognuno di noi si può riconoscere nel personaggio che viaggia alla ricerca della bellezza, dell’autenticità, delle emozioni pure e avverte un senso di incertezza e di sconforto.

La seconda masterclass, intitolata “Innovation that inspires” ha presentato quei vini che vogliono distaccarsi dalle tradizioni, spesso limitative agli slanci di provare a raccontare i territori vitivinicoli in modo diverso. L’immagine regalata per stimolare a questa riflessione è stata l’opera Balloons di Jeff Koons, in cui non si perde l’essenza del soggetto nonostante i materiali e la produzione siano alternativi e inusuali per una tradizione artistica classica.

Affascinata da queste suggestioni, sapientemente articolate nello stimolante approccio alla degustazione, ho voluto proseguire gli incontri con i produttori presenti chiedendo a ognuno di loro quale fosse il quadro/ opera capace di descrivere al meglio il loro sentimento ed emozioni. Un modo per approfondire la conoscenza reciproca, seguendo l’input di  Gabriele Gorelli.

Iniziamo da Mocali, azienda situata a sud ovest di Montalcino vicino a Castiglion del Bosco, a 350 m s.l.m. in una zona ricca di galestro, dove arrivano le brezze che spirano dal mare. Nata nel 1956 grazie a Dino Ciacci, uno dei 25 fondatori del consorzio del Brunello, è stata portata avanti dai figli e la prima annata in commercio risale al 1990. In degustazione la selezione Vigna delle Raunate 2019 (il nome deriva dal latino e indica il ruscello intorno al vigneto): le viti sono a dimora su un suolo di origine marina e non è difficile trovare, mentre si fanno le lavorazioni in campo, testimonianze fossili.

La fermentazione, a differenza di quella prevista per il Brunello, avviene in contenitori tronco conici di legno e l’affinamento nei primi due anni in tonneau da 350 litri di rovere francese mentre l’ultimo ritorna nel tino della fermentazione. Un vino da meditazione, avvolgente, caldo con trama tannica vibrante e una sapidità che chiude il sorso.

Leggi anche:
Ritorno al blindbloggertasting ospiti della Cantina Torrazzetta

Ritorno al blindbloggertasting ospiti della Cantina Torrazzetta

La cantina che ci ha ospitato è una consolidata realtà Produttiva del territorio: agli inizi del Novecento …

In etichetta la raffigurazione di un sole accompagnato dalle immagini del lavoro di produzione del vino; esso prende spunto da un oggetto familiare di ferro battuto. Il quadro scelto dal produttore per rappresentarsi La Metamorfosi di Narciso di Salvatore Dalì, un’opera del pittore catalano esposta alla Tate Gallery di Londra.

Secondo Marco: siamo in Valpolicella con Marco Speri e con i vitigni del territorio, lo sguardo viene catturato dalle etichette che non ti aspetteresti. Valpolicella Classico porta una ballerina che esegue una elegantissima Attitude: un vino fresco, croccante, che esalta i sentori caratteristici delle uve. Il Ripasso invece viene presentato da un somaro, perché” si ripete” il concetto e il passaggio vino sulle bucce dell’amarone

Amarone è sicuramente un vino potente ma cattura per il suo equilibrio ed armonia, che incanta per la sua piacevolezza di beva: sulla bottiglia un sollevatore di pesi del Circo e una descrizione che inizia con “forza e personalità di una terra, è domato per molto tempo per mantenere eleganza ed energia. Alla fatidica domanda, Marco ha risposto: “De Chirico e Monet, perché pur mantenendo temi classici sono stati dei grandi innovatori”. Una scelta in linea con la sua filosofia di interpretazione del vino.

La Magia a Montalcino, è ubicata vicino alla abbazia di Sant’Antimo: la famiglia Schwarz circa quarant’anni fa rimase colpita dalla bellezza del luogo e decise di intraprendere un nuovo capitolo della vita attraverso la produzione di vino. Una notevole sensibilità artistica caratterizza le etichette, dato che dal 1982 quelle destinate a una serie limitata di bottiglie, vengono create espressamente da artisti contemporanei vicino alla famiglia Schwarz.

I 15 ettari sono iscritti tutti a Brunello; dalle piante più giovani (che hanno più di vent’anni) si produce il Rosso, che vede dopo una criomacerazione preliminare solo un breve passaggio in legno usato, per massimo 6 mesi a secondo dell’annata e che propone un frutto succoso, una bella freschezza e ottima bevibilità.

Brunello di Montalcino Docg Ciliegio, proviene da una porzione del vigneto che si trova tra due alberi di ciliegio. Le piante hanno oltre 40 anni e le rese sono molto basse. Rappresenta sicuramente la più alta espressione della produzione aziendale, in cui il sangiovese grosso esprime il suo animo regale.

Questo vino, a differenza della riserva, viene prodotto ogni anno, in meno di 2000 bottiglie. L’azienda è biologica e recentemente ha deciso di abbandonare i lieviti selezionati appoggiandosi al progetto di una Università della Navarra, che ha visto la nascita di un patrimonio di lieviti indigeni che sono diventati i titolari delle fermentazioni in cantina: un momento da tenere sicuramente sotto attento controllo per evitare drammatici innalzamenti della temperatura!

Uno stile più che un unico quadro scelto dalla preparatissima wine ambassador dell’azienda: il Pointilismo, sviluppato da George Seurat, che crea stupefacenti effetti accostando i punti di colore per dare vita a immagini complesse.

Insieme a Chiara Maria Mattiello, un saluto a Chiara Lungarotti e un brindisi con Torgiano Rosso riserva Rubesco Vigna Monticchio, un vino sicuramente del “cuore” non solo per Chiara ma per i blogger che hanno scritto la seconda edizione della guida social “I Vini del cuore”: l’elemento umano è sempre al centro e la soggettività, capace di memorizzare quel “qui ed ora”,  riesce a rendere unici gli assaggi e a iscriverli come parte integrante della nostra storia.

È stato un piacere rivedere anche Silvia Allegrini, conosciuta a Merano Wine Festival durante la masterclass dedicata ai vini dell’azienda: in assaggio un loro grande vino, La Poja 2018 che esprime le potenzialità della corvina in purezza. Le uve provengono da una vigna caratterizzata da un suolo ricco di calcare, racchiusa in mezzo ai cipressi, che guarda verso il lago di Garda.

Nel calice sprigiona una singolare pulizia e complessità olfattiva, in cui emergono frutta rossa, matura, spezie, tabacco, cacao. Morbidezza e alcolicità dialogano amabilmente con una sinuosa trama tannica, una graffiante freschezza che lo rendono appagante nella beva.

Silvia ci pensa un po’ su e poi risponde alla mia domanda raccontandomi di una affiche che ha in casa, che raffigura la pasta, simbolo della famiglia e della italianità: perfetto per esprimere l’amore, il rispetto e il desiderio di portare avanti una tradizione vitivinicola che ha contribuito a rendere famosa nel mondo la Valpolicella.

Be.Come riesce a creare qualcosa di straordinario, fuori dal comune.

La sensazione che ho condiviso con Clizia Zuin, Pietro Palma e Michele Machetti, co-organizzatori dell’evento, è stata quella di aver sperimentato una dimensione diversa della comunicazione e promozione del vino, un’attenzione maggiore alle storie di chi ha scelto questo mestiere così rischioso ed emozionante allo stesso tempo, fatto di gioie, di sfide, di paura e di dolori.

Non posso che applaudire a questo nuovo Umanesimo, che sottolinea l’importanza dell’uomo e delle sue scelte nella costruzione di quello che lo circonda, argomento assai attuale: homo faber fortunae suae diceva Appio Claudio Cieco nel III secolo a.C , un concetto ripreso appunto nel Rinascimento e ispiratore di scelte illuminate e responsabili.

Non resta che attendere il prossimo appuntamento.

 

Lascia un commento più sotto oppure condividi...
 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *