La Combarbia
La Combarbia

La Combarbia

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abriele Florio: uno sguardo vivo, luminoso e comunicativo e tanta passione nel fare il vino. Nel 2016 prende il mano le redini dell’azienda dello zio Novillo Mariani, che fin dagli anni Sessanta era un conferitore di uve per la cooperativa. Sceglie l’enologo Giuseppe Gorelli – il regista-a cui affidare le uve di sangiovese provenienti da diversi appezzamenti, tra cui quello in località Cervognano. Si crea una intesa perfetta, un dialogo sincero che permette alla nuova realtà di rinnovarsi e di utilizzare le migliori tecnologie in cantina e il sapere necessario per una ottimale conduzione agronomica.

Il nome scelto per questo progetto è Combarbia, che vuole ricordare il luogo accanto alla chiesa del paese dove i contadini solevano ritrovarsi per trascorrere una serata in armonia e convivialità.

Combarbia è anche il “crocevia“ l’incontro di strade e destini: evoca la magia che un calice di vino riesce a creare, alle connessioni tra le persone che si generare, alle conoscenze che permette di sperimentare.

Questo si esprime non solo nella etichetta, lineare e pulita con un centro e diverse strade che vanno e vengono, ma anche nei vini, che mantengono una piacevolezza autentica e hanno grande profondità.

Presso il ristorante Il Teatro cucina Toscana a Montepulciano, durante la settimana delle Anteprime, sono andati in scena i vini de La Combarbia in abbinamento a piatti sapientemente costruiti attorno a ingredienti di prima qualità, con un forte richiamo al territorio.

Il paté di fegatini, crackers e riduzione al muffato è stato proposto assieme a un bianco fresco annata 2022 ottenuto dalla vinificazione di trebbiano e malvasia, uve bianche storiche, in percentuali variabili a secondo della annata.

La battuta di manzo al coltello, mayonnese alla nocciola e petali di cipolla cotta a bassa temperatura ha trovato l’armonia con un succoso e Rosso di Montepulciano 2021, ricco di profumi floreali e fruttati e dal tannino setoso.

Il Nobile di Montepulciano Docg 2019 è stato servito assieme a un raviolo di trippa, fondo bruno e pecorino gran riserva; è stata disponibile per il confronto anche l’annata 2018, più austera della precedente. I calici di questi stupendi rossi in degustazione sono stati comparati anche v9n la proposta di un orzotto, peconzola, guanciale e chips di zucca fritta.

Per chiudere in bellezza, la guancia di vitello a bassa temperatura, scarola e olive ha trovato nella Riserva 2019 un dialogo speciale: le uve provengono dai vigneti con viti più antiche e viene prodotto solo in annate ottime. Bellissime note balsamiche, di frutta rossa, di cassis, di mora, con cenni speziati che si integrano senza monopolizzare l’attenzione. In bocca il sorso è pieno, il tannino levigato, il finale lungo e sapido.

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Un’azienda che sa esprimere la voglia di futuro, riportandoci ai valori della convivialità e di una tradizione contadina, di profondo attaccamento al proprio territorio.

Grazie a Sara Cintelli per il gradito invito.

 

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