S
i è conclusa la manifestazione che ha visto richiamare giornalisti e bloggers di settore nella bellissima napoli per approfondire tematiche importanti riguardo il concetto di sostenibilità, l’appartenenza a una regione vocata per la viticoltura e la promozione del territorio.
Un evento nato dalla efficace sinergia del Sannio Consorzio Tutela Vini, Consorzio Tutela Vini D’irpinia, Vita Salernum Vites, Vitica-consorzio Vini Provincia di Caserta, Consorzio Tutela Vini Del Vesuvio e del Consorzio Piennolo Vesuvio Dop, organizzato magistralmente in due prestigiosi monumenti della città: palazzo reale e il maschio angioino.
La Campania nonostante produca il 3% del vino italiano (1 milione di hl sui 46 nazionali) gode sicuramente di una grande reputazione per la qualità dei vini e per la ricchezza di vitigni autoctoni: attualmente solo 35 dei 100 inseriti nel registro ampelografico sono impiegati per la vinificazione!
Una regione che è occupata prevalentemente da suoli vulcanici, in cui la viticoltura vine praticata in zone fredde (nonostante si trovi a sud!), tanto che la vendemmia viene a volte a compiersi nello stesso periodo di territori quali la Valtellina.
Spicca la grande eterogeineità delle tipologie proposte, a sottolineare la creatività, genialità e anarchia delle nuove sperimentazioni e la ricerca continua di eccellenza.
Dal 2005 al 2020 si è vista una inversione di tendenza, essendo ai giorni nostri più significativa la percentuale di vino bianco prodotta rispetto a quello rosso ( 57% contro il 43%).
Molto stimolanti sono state le masterclass condotte da Chiara Giorleo, Luciano Pignataro e…
Nella giornata di lunedi 23 maggio il Campania Wine Sustainability Forum, che ha visto intervenire le autorità della regione Campania, giornalisti di settore, professori universitari ed esponenti politici del governo e del Parlamento Europeo per trattare un argomento molto attuale e imprescindibile.
I vini prodotti in maniera sostenibile prestano attenzione all’impatto ambientale ma allo stesso tempo rispettano una cosiddetta fattibilità economica e sociale: una tipologia che si sta affermando nelle scelte dei consumatori, soprattutto i più giovani, occupandone circa un 29% .
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Il dibattito ha inoltre proposto la necessità di creare una DOC regionale per favorire la visibilità all’estero della produzione campana: la ricchezza di zone e sottozone, che esprime la bellezza della biodiversità non giocherebbe certo a favore del riconoscimento della qualità sui mercato esteri, soprattutto tra i consumatori meno eruditi.
Un bilancio più che positivo quindi per questa prima edizione, che speriamo venga ripetuta con questo format, dato che ha saputo coniugare arte, tradizone, cibo e vino per far comprendere la ricchezza di questa meravigliosa regione italiana.