Dinamico e splendidamente bilanciato
Q
uesta non è una bottiglia per tutti” disse l’enotecario. “Lo so, infatti la voglio!”.
Non per presunzione, ma perché amo tutto ciò che cerca di andare oltre le mode e le convenzioni, anche a costo di qualche imperfezione.
Sconfinando in campo gastronomico, gli Champagne di Beaufort sono come il tartufo o le ostriche: o li ami o li detesti, non possono piacerti solo un pochino, sono “estremi”.
Prendere o lasciare.
I vigneti si trovano tra Polisy nell’Aube e Ambonnay nella Marna, dove è situata anche la cantina; Ambonnay è per il Pinot Noir ciò che Wembley è per chi ama il calcio: una sorta di tempio.
La conduzione in vigna è biodinamica da circa 50 anni, ma André si è spinto anche a sperimentare l’omeopatia, riducendo al minimo l’uso di rame e zolfo e impiegando olii essenziali, composti vegetali e altri preparati di origine naturale per garantire il massimo rispetto del suolo.
(Su questi aspetti la vera esperta è la nostra Olga, quindi ubi maior…).
Anche in cantina l’intervento è ridotto al minimo: pressatura soffice, decantazione del mosto per 12 ore e poi passaggio in botti o vasche dove la fermentazione avviene con l’impiego di soli lieviti indigeni. Anche la fermentazione malolattica avviene spontaneamente in primavera.
La rifermentazione in bottiglia prevede l’utilizzo di zucchero di canna non raffinato, mosto d’uva concentrato e lieviti naturali.
Niente macchine nemmeno al momento della sboccatura, effettuata à la volée e solamente succo d’uva concentrato per il dosaggio.
La nostra bottiglia invece
è un brut nature, da un assemblage di Pinot Noir (80%) e Chardonnay (20%).
Leggi anche:Monzio Compagnoni
Si presenta in un brillante abito dorato, quasi oro rosa, che adesso va tanto di moda ed è l’unica concessione alla moda di questo vino.
Anche le bollicine sembrano gioielli: è come stendere sottili e delicatissime catenine d’oro, raffinate e infinite.
Al naso invece non si concede facilmente, al primo impatto, ma quando lo fa è davvero spiazzante: frutta matura, mela cotogna in primis, amaretto, miele e cera d’api. Riscaldandosi, cambia registro e si apre anche su note vegetali di fieno ed elicriso, per virare infine su una nota di menta, che rinfresca ed equilibra il tutto.
In bocca entra potente, ma non avvolgente, con una sferzata di freschezza e ancor più di sapidità non così taglienti come ci si attenderebbe da un brut nature, ma che lo rendono dinamico e splendidamente bilanciato, con un finale pulito ed elegantissimo.
Lo abbiamo apprezzato in tutte le sue tappe dalla bottiglia al bicchiere (sempre troppo rapide, a dire il vero…), in modo speciale all’ultimo bicchiere, quando qualche grado in più gli ha permesso di sventagliare in pieno il suo corredo di profumi, forse un po’ insoliti per uno Champagne e dunque così affascinanti.
E’ vero,
non è uno Champagne per tutti, forse perché lo devi aspettare, perché lo apprezzi di più quando si scalda, perché è diverso da quello che ci si aspetta, perché non è “modaiolo”.
Non è uno Champagne per tutti, ma di sicuro lo è stato per noi e per la zuppa di pesce che ha accompagnato in modo sontuoso.
E poi, lasciatemelo dire: è una fortuna che esistano vini che non sono per tutti, altrimenti il vino sulla Terra sarebbe già finito!
(A casa nostra, chissà come mai, però finisce sempre…)
Champagne André Beaufort
1 Rue de Vaudemanges
Ambonnay F
+33 326 570 150
champagnebeaufort.com