La memoria storica del Brunello in una verticale da manuale
I
produttori di Montalcino se lavorano bene non devono aver paura di nessuna annata.”
Sono queste le parole con cui il Conte Marrone Cinzano, con il suo fare ineffabile, ci ha accolto nella elegante sala degustazioni della tenuta di Col d’Orcia dove si è tenuta la verticale delle vecchie annate di Brunello dell’azienda.
Cinque le annate in degustazione: si è cominciato con la 2009, passando per la 2008 e facendo poi un salto di dieci anni con 1998; venti anni ancora indietro arrivando all’annata 1978 e chiudendo in bellezza con un salto di dieci anni con Brunello riserva 1968. Piccolo particolare: le annate più vecchie 1978 e 1968 sono ancora delle Doc, poiché il Brunello di Montalcino ottenne la Docg nel 1980.
Rosso di Montalcino Doc 2009 Jéroboam
Colore profondo e scintillante, un rosso che al naso si apre con amarene, ribes e lamponi in composta, fiori secchi, per poi proseguire con interessanti note minerali ferrose e di incenso. Si conclude con un bel terziario di cuoio, carne e foglia di tabacco tipiche del sangiovese montalcinese maturo.
La complessità del naso riflette armoniosamente la stessa complessità di bocca, dove abbiamo un vino decisamente strutturato e largo che parte da un ritorno di frutta matura, da una morbidezza e un calore perfettamente bilanciati da una buona spalla acida e una lunga vena sapida.
Nel finale c’è un tannino ancora molto vivo e un accenno di mandorla amara. Un’annata per certi versi climaticamente molto simile alla 2017, ma più interessante e longeva di quest’ultima.
Brunello di Montalcino Docg 2008 Magnum
Vino ampio. Al naso una partenza con frutti di bosco sciroppati, viola e genziana appassite, sentori di latte e menta e infusione di erbe balcaniche. Non manca anche qui la solita nota ferrosa, con un finale che stavolta vira sul caramello e foglie di the nero.
Una piacevole e succosa amarena fresca in bocca, sensazione tattile di calore e morbidezza alternate a una equiparata sapidità. Il finale fa sentire il tannino e la mandorla dolce che chiudono un po’ , sintomo di una necessità di ulteriore affinamento. Un’annata sicuramente eccelsa che può ancora migliorare.
Brunello di Montalcino Docg 1998 Magnum
L’invecchiamento dato dal tempo comincia a farsi sentire soprattutto al naso: la classica nota eterea, con la frutta secca che prende il posto di quella matura degli altri due vini e ci ricorda i datteri e la prugna. L’aroma dei fiori di ibisco in karkadè seguito dal profumo di una brezza marina fresca che vira su salvia e rosmarino della macchia mediterranea. Il terziaro finale ci fa odorare il porcino e il pelo di animale selvatico di bosco.
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Vallèe D’Aoste Syrah Henri 2008 Anselmet
All’assaggio risulta estremamente fresco e sapido, un po’ meno caldo degli altri vini e con un bellissimo tannino setoso che porta a un finale molto persistente e quasi addolcito. La classica annata fredda che ci porta a viaggiare con la mente fino alle terre di Borgogna.
Brunello di Montalcino Riserva Doc 1978
Il vino ci appare un po’ stanco.
Ce lo dice il naso con una forte nota eterea quasi marsalata, mentre all’aroma di datteri secchi si somma quello di noce e mallo. Si avvertono sentori di rose essiccate, forte balsamicità e un finale ricco di terziari che ricordano terra bagnata, porcini, tartufo e cera d’api.
La bocca ci rivela ancora un vino che tende al vecchio, con sapori molto consistenti e persistenti di dattero, noce, liquirizia e rabarbaro. Chiude con un finale di fava di cacao amaro e un tannino che quasi non esiste. Forse la meno entusiasmante come annata.
Brunello di Montalcino Riserva Doc 1968
Sorprendentemente molto più vivo e giovane del precedente. Ha ancora un bel naso fruttato che ricorda il dattero e la prugna disidratati come l’annata 1998. Simile anche la nota etera. Un floreale che ricorda il crisantemo e una nota minerale ferrosa che ci ricorda le annate più giovani. Il bosco regna sovrano nel finale, che ci mostra fungo porcino e foglie secche d’autunno. In bocca risulta inaspettatamente giovanile con un sapore fruttato, succoso e concentrato.
La freschezza e la sapidità sono perfettamente bilanciate da una piacevole morbidezza glicerica data dal lungo invecchiamento del vino che nel finale, per quanto non sia estremamente lungo, dimostra di avere ancora un tannino guizzante. Le annate 1998 e 1968 risultano estremamente collegate fra loro e potremmo tranquillamente dire che la prima diventerà come la seconda fra 30 anni, forse con anche qualcosa in più.
Per pulire la bocca dal tannino e dal tempo e dagli anni accumulati, si è degustato in finale un piacevole e fresco Moscatello di Montalcino Doc 2014 Pascena passito.
Una verticale
che ci riporta indietro di ben mezzo secolo e ci dimostra le formidabili capacità d’invecchiamento di un vitigno, quale il Sangiovese Grosso e anche l’elevato lavoro qualitativo portato avanti da un’azienda come Col d’Orcia.
Note degustative a cura del Sommelier Jacopo Visconti
Col d’Orcia
Via Giuncheti
Montalcino SI
+39 0577 80 891