Alla scoperta delle Marche: il Verdicchio dei Castelli di Jesi di Marika Socci

· di Olga Sofia Schiaffino ·

 

C

apita che una visita in azienda si trasformi in un momento che rimarrà scolpito nella mente e nel cuore per sempre e non solo per i vini che hai assaggiato ma per l’umanità e il calore che hai sperimentato, che ti hanno ricordato quanto è bello avere sogni e passioni e sentirsi vivi.

Probabilmente il padre di Marika Socci, il signor Pier Luigi non si è reso conto del grande dono che ci ha fatto, aprendoci il cuore e regalandoci il suo piccolo segreto: “Se ci divertiamo facendo le cose, queste vengono davvero bene”.

Verità assoluta, attitudine esistenziale.

Siamo arrivati un po’ (tanto) in ritardo ma il cancello a protezione delle vigne si è aperto e da quel momento in poi è iniziata la magia.

Il Verdicchio è l’uva protagonista, coltivata sui tre ettari di proprietà che ricevono i benefici influssi delle brezze marine e che temono soprattutto l’attacco dell’oidio, che si risolve con un poco di zolfo, dato solo al bisogno e con estrema parsimonia, un filare sì e uno no per allungare i tempi e vedere come reagiscono le piante.

Una varietà che ha bisogno di potersi “sfogare” come dice Pierluigi e lascia sempre 4 o 5 gemme sul Guyot modificato anche se ogni potatura è decisa in base alle caratteristiche della singola pianta: “l’arma a seconda del soldato” come diceva suo padre.

La potatura verde è solitamente eseguita in piena estate, soprattutto a carico delle foglie della parete nord est per consentire una migliore maturazione dei grappoli e una ottimale circolazione di aria. Tutte le pratiche, vendemmia comprese sono eseguite manualmente e l’azienda è certificata biologica.

Siamo sulla sommità del monte Deserto, che sembrerebbe  chiamarsi così perché una porzione di esso viene regolarmente risparmiata dalla neve: da qui si ammira un panorama mozzafiato che si apre sulla costa marchigiana, il mare, vigne e campi di grano.

Un posto dall’atmosfera rarefatta, pieno di luce dove nascono i vini che portano ciascuno il nome di un membro della famiglia, a testimoniare il forte legame di amore e rispetto reciproco, vini che, come le persone, mostrano il diverso carattere del Verdicchio.

20000 bottiglie, 6 etichette di cui 2 bollicine.

Ousia, un metodo classico pas dosè, 48 mesi sui lieviti, millesimo 2016 è dedicato alla moglie di Pier Luigi: sull’etichetta sono rappresentati gli occhi profondi e fieri e sul retro una dedica breve scritta da F.S. Russo che sembra un inno all’amore.

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Peter Luis è il metodo classico Brut 40 mesi sui lieviti, che celebra il nostro amico, che compare, con il cappello a larga tesa che indossa abitualmente, sul disegno con il quale la bottiglia si offre a chi lo avvicina: bollicina fine, persistente, note varietali delicate e fragranti, acacia, mela, fieno e buccia di mandorla e sentori di autolisi dei lieviti.

Perfetto per accompagnare il pasto.

Martina 2020 è il vino cosiddetto di entrata, biglietto da visita aziendale e ci ha davvero stupito: prendersi cura di chi beve tutti i giorni con qualità e un ottimo prezzo non è certo cosa da poco. Giallo paglierino con brillanti riflessi verdolini, profilo olfattivo che declina sul floreale, l’agrume, la pietra bagnata. Sapido in chiusura, un vero piacere.

Marika è un vino prezioso, allungato nella bottiglia che ricorda quella del Riesling: dopo una criomacerazione si avvia la fermentazione. Sembra di affacciarsi sul mare, il graffio sapido finale, i sentori di idrocarburo che iniziano a svolgersi, la struttura fiera e il carattere solare proprio come la figlia titolare dell’azienda. Per dirla in una parola, carismatico.

Deserto 2020 è rappresentato da circa 6660 esemplari, avvolto in una carta preziosa a proteggere il contenitore di vetro bianco e un vino intenso, che si apre al naso con profumi che ricordano la pesca bianca, il frutto della passione, la mandorla, la pietra focaia.

Infine, arriva Bianca, vendemmia 2018, qualcosa di completamente diverso da tutto quello che abbiamo assaggiato prima: non riconosci il varietale facilmente, si comporta come un rosso.

Vinificato con l’utilizzo del Vinoxygen,

senza il contatto con l’ossigeno vede impiegate le uve che vengono utilizzate per il Marika raccolte quindici giorni dopo: aprire la bottiglia e dare il primo ossigeno al vino è come assistere al primo respiro di una vita nuova, come sfregare la lampada e vedere apparire il genio, pronto ad esaudire ogni tuo desiderio.

Il dorato nel bicchiere sprigiona luce, ti inebria la frutta che vira sulla mela Golden, la fresia poi caramello, nocciola, sale rosa e note salmastre.

C’è tanta vita in Bianca, ci sono le speranze e la voglia di sfidare il tempo con un piccolo capolavoro.

Non saremmo mai più venuti via da quel posto,

dai racconti di Pierluigi, dal suo abbraccio spontaneo e sincero: ogni volta che aprirò un vino ritornerà tutto questo e ancora molto di più nel mio calice. Il senso della memoria delle emozioni e dei ricordi e di come tutto ciò riesce a costruire giorno dopo giorno il sentimento della propria esistenza.

 

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 Azienda Vitivinicola Socci 
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Castelplanio AN
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