A Merano Wine Festival la masterclass che ha messo a confronto lo stesso vitigno in due territori: la Georgia e l’Italia
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eorgia e Rauscedo: due terre, un vitigno è stato l’argomento della masterclass che si è svolta all’Hotel Terme domenica 9 novembre durante Merano Wine Festival.
A condurla erano presenti Tamar Tchitchiboshvili, Wine Hunter Ammassador per la Georgia, Ermanno Murari, agronomo dell’azienda Rauscedo e il patron del Merano Wine Festival, Helmuth Kocher.
La sala gremita di giornalisti e operatori del settore ha visto Ermanno Murari iniziare con la presentazione del bellissimo paese che è la Georgia, con una attenzione particolare alla conformazione geografica, al clima, alla varietà dei suoli e la ricchezza del patrimonio ampelografico.
La sua esperienza si fonda su diverse consulenze in Georgia per l’impianto di nuovi vigneti e nello stesso tempo della sperimentazione nell’area dell’altopiano carsico intorno a Trieste di cloni di vitigni georgiani, studiati per le loro performance espressivi in suoli “neutri”.
In degustazione 12 campioni, 6 provenienti dalle cantine georgiane e attualmente sul mercato e altri 6 vini, espressione del medesimo vitigno, ottenuti da uve georgiane coltivate nel vigneto sperimentale Rauscedo.
Tra questi il più famoso vitigno a bacca bianca georgiano, il rkatsiteli è stato il primo a iniziare la sequenza degli assaggi.
Rkasiteli VCR 104 e 106 hanno espresso marcatamente sentori di mela matura, albicocca ed il secondo più marcatamente banana; Villa Mosavali Rkasiteli 2019, vino ottenuto da 6 mesi di macerazione sulle bucce ha invece stupito per la sua eleganza e le note di zafferano, albicocca e mela.
Passando alle uve rosse, l’Ojaleshi è stato confrontato tra il clone VCR 34 (annata 2022) con Ojaleshi 2023 della cantina Shaverde, vinificato tradizionalmente solo in acciaio.
Leggi anche:È un vitigno che ha una ottima tolleranza alla peronospora e alla fillossera e regala vini con note di mora di gelso, china, cuoio e pellame.
Per finire l’interessantissima carrellata, che ha stimolato molte riflessioni e la grande adattabilità e resistenza dei vitigni georgiani, si è degustato il Saperavi di Villa Mosavali 2019 con Il clone VCR 110 di Rauscedo.
Entrambe le espressioni hanno evidenziato le caratteristiche di questa antica varietà. Frutta, pesca sciroppata, spezie, pepe e cardamomo.
Tamar Tchichiboshvili è stata perfetta e precisa a illustrare la tipologia e la tecnica di vinificazione dei vini gergiani in assaggio e Helmuth Kocher ha ricordato la sua intuizione, molti anni fa, di accendere un faro sulla Georgia, sulla vinificazione nelle qvevry (patrimonio dell’Unesco dal 2013) che ha dato il via a nuove prospettive anche per le aziende italiane riguardo l’utilizzo di questi vitigni e all’apertura di nuovi mercati.
Sicuramente la naturale resistenza di queste uve potrebbe incentivarne l’utilizzo anche in un’ottica di maggiore sostenibilità in vigna e una possibile alternativa ai vitigni PIWI, che al momento non possono essere inclusi nelle varietà ammesse nei disciplinari.







