Kokkinos Winery
Kokkinos Winery

Kokkinos Winery

Un tuffo nella Macedonia del vino: viaggio alla Kokkinos Winery e nel cuore vitivinicolo di Naoussa

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uando si parte con l’idea di esplorare il vino greco, le immagini che tornano più spesso sono isola, mare, Santorini, vulcani.

Eppure, nel Nord – nella Macedonia greca – c’è un angolo nascosto, più continentale, dove lo Xinomavro regna sovrano, dove il carattere del territorio è nitido e dove piccoli artigiani come Stavros Kokkinos stanno tentando scommesse affascinanti.

Il mio viaggio in Naoussa proprio lo scorso anno a settembre, è stato un po’ come riscoprire un’altra Grecia — austera, elegante, che non ama le semplificazioni.

La storia dell’azienda è fortemente legata al territorio agricolo.

La famiglia di Stavros, infatti, coltivava pesche e mele e, nel tempo, aveva trasformato parte del podere in allevamento di pollame.

Quella che è la sede attuale, ospitava l’allevamento. Stavros, giovane e con la testa piena di sogni, rifiutò di seguire sempre la strada già tracciata: volle creare la sua vigna, il suo vino, la sua visione.

Trovo affascinante questo passaggio: molte storie di “cantine boutique” nascono da famiglie già vinicole, o da generazioni in vigna.

Qui no — la volontà di innovare, rischiare, sperimentare parte da zero.

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Stavros iniziò ad acquistare vigneti intorno al 2000, e il primo imbottigliamento vero e proprio è del 2009.

In cantina ora è il figlio Kostas che cura sia la parte agronomica che enologica.

Le strutture dell’azienda includono la vinificazione, l’imbottigliamento, una cantina sotterranea (con botti di rovere francese) e una sala degustazione: tutto il processo — dalla vite alla bottiglia — avviene in azienda.

L’attuale produzione si aggira attorno alle 30.000 bottiglie, con una capacità produttiva stimata a 50.000 bottiglie.

Questo dà l’idea dell’ambizione: produzione artigianale ma con margine di crescita.

I vigneti sono coltivati secondo pratiche organiche (o almeno con un’attenzione “biologica”) nelle aree di Dalamari, Gastra e Paliokalia.

Ciò si sposa bene con l’idea del “vino consapevole” che tanti piccoli produttori stanno perseguendo in questa zona vitivinicola della Grecia.

Il simbolo dell’azienda — tre galli — è particolare: un omaggio al passato (l’allevamento di pollame del padre) e un riferimento alla continuità, ai tre figli che vengono chiamati a “salire a bordo” del progetto familiare.

L’azienda produce cinque etichette, tra quelle degustate ecco:

Pink Roster 2022 un rosato ottenuto da Xinomavro.

Il contatto con le bucce si protrae per sole 7 ore e si ottiene un colore intenso e vivace.

Fragolina di bosco, ciliegia, tapenade e rosmarina.

Vibrante acidità e piacevolezza di beva caratterizzano l’assaggio.

Petinos 2020 è un rosso che prevede il blend tra Xinomavro e merlot per avvicinare il consumatore al vitigno principe della Naoussa: al naso frutta rossa, prugna e una speziatura delicata, il sorso è vellutato e avvolgente.

Kokkinos 2019 PDO Naoussa raccoglie le uve di Xinomavro coltivate nei bellissimi vigneti terrazzati.

Affina in barrique per 12 mesi e 4 in contenitori di legno usato.

Profilo olfattivo che ricorda la ciliegia, lampone, mora,foglia di pomodoro, lavanda e tabacco.

Trama tannica setosa, finale lungo che chiude su note balsamiche

Paliokalias 2016 PDO Naoussa è ottenute con le uve che provengo dall’omonimo cru, dove sono allocate viti di oltre 45 anni.

Rosso granato, al naso un tripudio di terziari, prugna secca, muschio, china, humus, pomodoro disidratato.

Tannino perfettamente integrato e sorso che chiude sapido.

 Il terroir gioca un ruolo importantissimo nell’espressione dello Xinomavro, grande identità della regione.

Il nome si compone di “xino” (aspro) e “mavro” (nero) — “nero aspro” — che già suggerisce il profilo acidulo e relativamente austero del vitigno.

Le aree coltivate da Kokkinos si trovano nelle zone di Paliokalia e Dalamari, dove i suoli sono spesso composti da miscele di argilla, sabbia, frammenti calcarei, scisto, marmi e ofioliti.

L’altitudine dei vigneti menzionata -100-180 m per Paliokalia, 400 m circa per Dalamari — può favorire maggiore espressività aromatica e migliori equilibri di acidità.

A differenza delle regioni insulari o costiere della Grecia, Naoussa ha un’impronta climatica più continentale, mitigata però dalle montagne circostanti (in particolare il monte Vermio) che agiscono da barriera sia ai venti freddi settentrionali che a quelli caldi da sud-ovest.

Le precipitazioni si concentrano in inverno e primavera, con valori medi stimati tra i 600 e i 700 mm annui.

Le estati sono secche, le escursioni termiche di notte importanti, il che aiuta la maturazione lenta e l’equilibrio tra zuccheri e acidità.

Kokkinos Winery è la quintessenza di certe avventure — lavorose, incerte, ma affascinanti — di chi sceglie di credere nel vino come racconto del luogo.

In un mondo dove spesso l’omologazione tira più delle differenze, realtà come quella di Kokkinos sono fari: piccole, ambiziose, legate appunto al terroir.

E Naoussa, con la sua storia complessa, il suo clima di frontiera, le sue microzone contrastanti, è un palcoscenico ideale per chi vuole che il vino “parli” del suolo, dell’altitudine, dell’uomo che coltiva.

Se dovessi dare un invito finale: bere un vino di Kokkinos oggi significa fare un salto in Grecia che non ti aspetti — verticale, autentico, con nervo — e capire che la Grecia del vino non è solo isole, ma anche montagne, colline e cuori audaci.

 

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