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al 11 al 12 giugno si è svolta in galleria Umberto I e al Musap la seconda edizione di un evento importante del mondo del vino organizzato dal Consorzio Tutela Vini Sannio, Consorzio Vita Salernum Vitae, Vitica, Consorzio Tutela Vini dell’Irpinia, Consorzio Tutela Vini del Vesuvio e il Consorzio del Pomodorino del Piennolo Vesuvio Dop.
Arrivo a Napoli in un trionfo di azzurro: striscioni, bandiere, manifesti collegano una casa all’altra, per celebrare il terzo scudetto della squadra più democratica del campionato, quella che tifano sia i ricchi che i poveri, i malavitosi e gli onesti. L’unica della città, ombelico del mondo che sa accogliere tutti gli stranieri e li fa sentire a casa: non importa che tu sia un immigrato o Maradona, un posto lo si trova sempre, anche nel cuore.
La forza della coesione e del bene comune ha promosso scelte illuminate da parte dei presidenti dei consorzi presenti alla manifestazione, a testimoniare che il valore da comunicare è sicuramente l’unicità, la bellezza e la biodiversità della Campania, attraverso i vini e i prodotti delle denominazioni.
Le peculiarità della viticoltura campana, le cui radici storiche si fanno risalire ai Greci e ai Romani, sono attribuibili a diversi fattori, prima di tutto la tipologia dei suoli: per i 2/3 è occupata da zone vulcaniche, di cui il Vesuvio è il principale protagonista.
La presenza di una trentina di varietà autoctone, tutte coltivate e vinificate, dotate di grande personalità e capace di esprimere caratteristiche diverse a seconda della zona di coltivazione, un esempio per tutti la falanghina, dimostra la ricchezza della proposta in campo vinicolo.
Luciano Pignataro, Pasquale Carlo e Ferdinando De Simone hanno condotto due masterclass che hanno accompagnato la platea alla scoperta dei vini di “montagna” e di quelli del “vulcano”.
Nella prima degustazione notevole l’assaggio Coda di Volpe Taburno Sannio 2022 di Elena Catalano, Fiano di Avellino riserva 1860 Erre di Sarno, Greco di Tufo Cutizzi di Feudi di San Gregorio e Aglianico del Taburno la Fortezza.
I vini dei territori vulcanici più singolari sono stati Catalanesca del Monte Somma di Cantine Olivella, Trenta Pioli Asprinio di Aversa Brut, Vesuvio Caprettone Vesuvite 2021 azienda agricola Villa Dora, Paestum Fiano Pian di Stio 2022 San Salvatore, Vesuvio Piedirosso bio Sorrentino, Falerno Camporoccio azienda Porto di Mola.
Chiara Giorleo ha avuto il compito di raccontare la Campania attraverso dieci vini: la narrazione ha posto l’accento sull’espressività della produzione regionale, legata appunta alle differenze climatiche, dei suoli e agli scenari dove viene coltivata la vite. Si parla infatti in certi areali di viticoltura eroica, come sulla Costiera Amalfitana o nella conduzione della alberata per quanto riguarda l’Asprinio di Aversa.
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Una bella e convincente tipicità quella rappresentata da Coda di Volpe Taburno Sannio di Fattoria La Rivolta, Falanghina del Sannio 2021 Monserrano e il Lacrima Christi rosso Lavarubra di Bosco de’ Medici.
I banchi di degustazione aperti al pubblico sono stati allestiti in uno scenografico crocevia all’interno della galleria Umberto Primo: l’evento è stato un successo e numerosi sono stati i visitatori che hanno assaggiato i vini proposti dalle 116 aziende presenti.
Per me è stata un’occasione di rivedere e salutare amici di vecchia data e di scoprire nuove aziende e di vedere confermata l’eccellenza dei vini campani e della importante crescita in consapevolezza e sostenibilità da parte dei produttori. Non resta che attendere quindi il prossimo anno per il nuovo appuntamento con Campania Wine e i suoi protagonisti!