Vino di montagna che sa di mare
Vino di montagna che sa di mare

Vino di montagna che sa di mare

Matelica Wine Festival 14/15/16 luglio 2023

 

Un racconto personale di Paolo Bellocchi @paolowine

 

PREMESSA

Come ogni anno, tra le montagne, nel centro dell’Alta Valle dell’Esino, in provincia di Macerata, nella Città di Matelica, si festeggia il compleanno della denominazione Verdicchio di Matelica.

Per tre giorni, Matelica diventa capitale del vino del suo territorio. Gli otto comuni che compongono la denominazione, attraverso le cantine ben rappresentate dall’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica, in collaborazione con il Comune di Matelica, la Regione Marche, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, tutte le istituzioni e tutti i cittadini, si riuniscono in un evento di valorizzazione di questo vino che io definisco “vino di montagna che sa di mare”. Un evento che mette in evidenza non solo il vino ma tutto il territorio e i tanti prodotti tipici.

L’affascinante Città di Matelica mette a disposizione gli edifici storici in uso. La fontana ottagonale di Piazza Enrico Mattei, con le sue quattro statue di divinità marine, diventa il punto di partenza, essa rinfresca e fa da caleidoscopio agli edifici storici della piazza.

Si parte sotto la Torre Civica, l’adiacente Loggia degli Ottoni si fa ammirare, parlando di vino però bisogna percorrere pochi metri, attraverso un paio di vicoli si arriva in un luogo magico, quasi un luogo nascosto, un numero civico con una facciata modesta, non è sfarzoso all’esterno ma entrando arriva la meraviglia, si scopre pian piano il Teatro Giuseppe Piermarini, il Foyer è l’Enoteca Comunale, qui ovviamente si valorizza il Verdicchio di Matelica.

Inevitabile restare affascinati dalle testimonianze e locandine storiche del teatro. Pezzo impareggiabile è il Globo di Matelica, attrae non solo gli esperti, è un oggetto quasi unico al mondo datato I-II sec. d.C., un video all’ingresso del Foyer ne spiega la storia e le sue funzioni, non distante una fedele riproduzione in pietra si fa osservare (si spera l’originale torni a Matelica).

Seguendo i drappi di velluto si entra nello sfarzo dell’arco scenico del Teatro, luogo di bellezza disarmante: l’edificio travalica la storia, da una porta e una piccola scalinata si arriva agli scavi delle Terme Romane.

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Ce ne sarebbe da raccontare, e vale la pena approfondire, Matelica ha una storia stratificata e custodisce tante altre bellezze. Però, di diritto a Matelica è l’enoturismo che si mescola alla storia e punta sul valore culturale del vino.

L’evento che mi porta a Matelica è il Matelica Wine Festival, una locandina con un cuore nel calice e la scritta “Bevi Matelica”, invita tutti a partecipare con un programma straordinario per un vino unico.

Accetto l’invito e mi lascio coinvolgere in un tour per gli addetti al settore. Si inizia con la conferenza istituzionale di aperura, a seguire la cena di gala con la degustazione di tutte le cantine in abbinamento ai piatti della tradizione.

Non si può assaggiare solo il vino, per comprenderlo appieno è necessario conoscere il territorio, pertanto, la mattina successiva le ruote del pulmino girano per arrivare sul punto panoramico, utile per comprendere l’unicità della vallata, capire le vigne cosa guardano.

Tornando a Matelica mi aspetta una degustazione di più annate delle denominazioni Verdicchio di Matelica DOC e Verdicchio di Matelica Riserva DOCG. In pomeriggio due cantine, una emergente, l’altra storica pluripremiata.

LA CONFERENZA STAMPA

Alla presenza di giornalisti, wineblogger e addetti, con la conduzione del bravo presentatore, tante le iniziative esposte da Denis Cingolani (Vicesindaco di Matelica e dell’Amministrazione di Cantine Provima), da Umberto Gagliardi (Presidente dell’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica e proprietario della cantina Gagliardi), da Antonio Centocanti (Vicepresidente Istituto marchigiano di tutela vini e Presidente Cantine Belisario).

La valorizzazione del territorio va di pari passo con la valorizzazione del vino, il dott. Raimondo Turchi racconta della candidatura del territorio a patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, in un territorio “unico e inimitabile”, l’inserimento nella tentative list a questo punto è d’automatismo.

Il territorio è l’elemento necessario per valorizzare il vino, nel dialogo infatti si accendono i riflettori sulle denominazioni e la riflessione include la volontà di proporre la modifica del nome; opportuno posporre il nome del vitigno nel nome della denominazione per dare rilievo alla località?

L’interesse a usare il nome del territorio come prefisso con una modifica in “Matelica DOC verdicchio” e “Matelica Riserva DOCG verdicchio”, sembrerebbe la giusta spinta per puntare sulla riconoscibilità del territorio e sull’unicità, il vitigno come prefisso del resto è usato già in altri territori, forse invita il consumatore a pensare al vitigno come vino uguale dappertutto e a non comprendere le differenze che invece sono molto evidenti.

Tra i tanti interventi, un focus sui dati tecnici, l’ambiente e le temperature; il territorio di Matelica è abbastanza favorito dalla sorte ma il riscaldamento è riscontrabile, fortunatamente tutti i produttori del Matelica da sempre sono impegnati non per la sola quantità dell’uva ma interessati a produrre per un buon rapporto quantità/qualità.

Il caldo è allarmante ma la previsione di temperature più fresche nel periodo più prossimo alla vendemmia potrebbero fare la differenza, vendemmia che in genere nel matelicese è fine settembre/primi di ottobre.

Definito “oro verde” è il vino bianco più premiato d’Italia, frutto di consapevolezza, grande tecnica e sperimentazione, un vino che non nasce per caso, è un progetto di qualità da sempre.

LA CENA DI GALA

Quattro gradini per accedere alla cinquecentesca Loggia degli Ottoni, un palcoscenico che diventa una sala raffinata ed elegante: grandi tavoli rotondi che accolgono i produttori, le autorità, i giornalisti e gli wineblogger.

Dal tableau, una assegnazione ai tavoli interessante. Le sedute sono state organizzate mescolando le tipologie di persone invitate, criterio utile per favorire la conoscenza e stimolare il confronto.

Insieme alla mia amica e collega Silvia, a tavolo con due produttori e i loro enologi, nasce un piacevole scambio di opinioni e chiacchiere color verdicchio, tanti elementi che ci arricchiscono e ci fanno emozionare.

A cena vengono serviti 15 vini della stessa annata, uno per ciascun produttore appartenente all’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica, una orizzontale di Matelica in abbinamento ad un menù appositamente concepito per l’occasione, prelibatezze ideate dal ristorante Marchese del Grillo di Fabriano.

I vini evidenziano gli stili e le diverse località della vallata, oltre alle singole realtà, tutti trattengono la specifica varietà ed è veramente entusiasmante trovarne il filo conduttore. Io come sempre, per rispetto di tutte le cantine, mi impegno ad assaggiare e a non farmi prendere la mano con i fumi delle gradevoli bevute.

Mi contengo e degusto attentamente per poter essere obiettivo in egual modo dal primo all’ultimo calice. Tutti eccellenti, tutti interessanti, così come i piatti, alcuni abbinamenti poi mi hanno emozionato; quando il vino e il cibo giocano bene insieme, inevitabilmente si ha una sensazione che, seppur spiegabile in termini tecnici, emoziona.

L’annata dei Verdicchio di Matelica proposta è assolutamente gastronomica, è vino più timido al naso che alla bevuta, l’impatto lo lascia nell’assaggio.

Durante la serata, dalla scena, ma anche attraverso un’amichevole passaggio per i tavoli, un susseguirsi di persone e interventi che è bello ascoltare, si uniscono ai confronti del tavolo e alle idee già anticipate in conferenza stampa.

IL TOUR IN COLLINA

Per esaminare il territorio, le vigne e per comprenderne l’unicità, è necessario guardare dall’alto la vallata. Una terra dalla geologia importante, un territorio incastonato tra le montagne, un luogo che si imprime nei suoi prodotti, elementi non replicabili altrove.

Il piacevole invito continua, vengo coinvolto in una gita molto interessante con una navetta che, passando per l’attraente borgo dei murales, Braccano, si spinge lungo il Vocabolo Braccano, una via panoramica che percorre la mezza costa dei rilievi che delimitano la vallata.

Sono in compagnia di Antonio Centocanti (Vicepresidente Istituto marchigiano di tutela vini e Presidente Cantine Belisario) e Umberto Gagliardi (Presidente dell’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica e proprietario della cantina Gagliardi) che, nonostante le loro prestigiose cariche, si dimostrano amichevoli e disponibili, come il resto del gruppo.

Le loro indicazioni e le puntuali nozioni sono elementi preziosi per comprendere ancor meglio i meravigliosi calici degustati e sono elementi di buona premessa per lo studio di quelli da assaggiare.

Con una vista a più di 180 gradi sulla vallata, si scorge dall’alto Matelica, lo sguardo invita a cercare a nord Fabriano, a sud Camerino e sbirciando si vedono i territori di Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino, Pioraco e Cerreto d’Esi. Dall’alto si riesce a capire la ricchezza del territorio e come lo stesso possa influire sullo sviluppo del verdicchio.

Ogni verdicchio è figlio del suo territorio, tutti sono eccellenti ma per trovare il vino di montagna che sa di mare, è necessario degustare il Matelica.

Non lontana dal mare, la valle di Matelica non vede il mare, i venti dal mare non arrivano poiché bloccati dalle montagne, il clima di questa vallata, che corre parallelamente al mare, è continentale anche se i suoi terreni hanno una tessitura marina, forse è per questo che all’assaggio io sento il mare, interessante approfondire il tema.

CALICI DI MATELICA DALLA 2020 ALLA 2004

Avevo espresso l’anno scorso il desiderio di assaggiare più annate, quest’anno sono stato realmente accontentato.

Come in una verticale, più di una orizzontale, un viaggio nel tempo con tanti calici di più annate, di produttori diversi, di tutte e due le denominazioni Verdicchio di Matelica DOC e Riserva DOCG. Per questa degustazione forse più adeguato il termine “diagonale” ma, al di là del nome e della collocazione dell’esperienza, è stato unico parteciparvi e di emozione infinita scoprire la longevità dei calici matelicesi.

Di ritorno a Matelica dopo il tour in collina, in una sala di uno dei palazzi comunali dalla storia profonda, la conduzione della masterclass per lo studio nel tempo di questo prezioso vino, è affidata a Stefano Isidori (Sommelier Professionista e Presidente AIS Marche), con il supporto speciale di Umberto Gagliardi (Presidente dell’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica e proprietario della cantina Gagliardi) che ne arricchisce il valore.

Arrivare alla degustazione dopo le premesse del primo giorno, dopo il confronto con i produttori e dopo aver partecipato al tour in collina, è stato fondamentale per comprendere meglio il vino in analisi.

Assaggiare solo i vini senza conoscerne le particolarità, non mi avrebbe fatto capire molte cose.

Il vino di Matelica è buono ed eccellente ma la vera particolarità è che nei calici c’è sempre l’impronta del territorio, pertanto conoscere il paesaggio, capire il clima, toccare i terreni, guardare le vigne, sono elementi determinanti che, insieme alla particolarità del vitigno, sono riscontrabili nel vino con un chiaro marcatore e, unitamente allo stile di ogni singolo produttore e l’annata di riferimento, ne fanno comprendere appieno l’essenza.

Volendo applicare una zonazione, lo schema è semplice, la vista dall’alto del territorio lo evidenzia, la differenza tra i vari comuni della denominazione si nota con sfumature nei calici, il Verdicchio cambia da luogo a luogo ma, nel riepilogo totale, tutto il territorio si unisce; è tutto vino di montagna che sa di mare, le differenze delle zone e degli stili sono delle piacevoli sfumature, non cancellano l’impronta complessiva ma la completano.

Attraverso la progressione dei 16 vini in degustazione, al di là della singola annata, dello stile e zona di provenienza di ciascuna bottiglia, i riferimenti di identità generale si sono rivelati sempre chiari, riconoscibili e la tipicità mai oscurata dalla maturità ma affinata.

Le annate più mature, compresa l’ultima in degustazione la 2004, si sono palesate come fossero più giovani, con una piacevole bevuta e con identità territoriale ancora evidente.

Evito di fare riferimenti tecnici di ciascun vino, magari lo farò in separata sede, perché il criterio che forse più mi piace, da applicare a questa esperienza è la ricerca del territorio tutto nei calici, sfida assolutamente vinta perché, confermo, pur studiando ogni singola annata, carpendo lo stile di ogni singola cantina, analizzando l’età di ogni singolo vino e l’implicito stato di maturazione, Matelica nel calice si sente sempre, che sia giovane o che vada per il vintage, io sento il “vino di montagna che sa di mare” con quel preciso marcatore.

LE CANTINE

Proprio come l’anno passato, il presstour include alcune visite e degustazioni riservate. Per entrare nel vivo degli stili, si entra in cantina e si parla con i calici dei produttori.

– Subito dopo pranzo, con gran piacere accetto di visitare Casa Lucciola, giovane cantina a conduzione familiare, vignaioli indipendenti FIVI, con produzione di qualità e tanta attenzione ai particolari.

Oltre a valorizzare il Verdicchio, il territorio, le denominazioni DOC e DOCG, Casa Lucciola, con buona sperimentazione produce anche qualcosa di contemporaneo che veramente mi sorprende. In compagnia dei simpatici proprietari Barbara e Luca, dopo aver visitato i vigneti e la cantina, in sala degustazione assaggio tutti i loro vini.

Partendo da un rifermentato in bottiglia veramente ben fatto, passando per un macerato, soffermandosi sull’eccellenza degli “standard”, si arriva a un vino da vendemmia tardiva di vera identità, e… mi fermo con il racconto, di questa cantina mi piacerebbe scrivere altro, probabilmente lo farò con separata narrazione, magari sui social.

– Dopo aver visitato una cantina a conduzione familiare, si cambia stile, si va da Belisario, realtà che è esattamente l’opposto, qui i numeri sono grandi, la struttura della cantina è enorme ma la passione è la stessa; la grande cooperativa Belisario è sempre sulla cresta dell’onda, i vini sono sempre eccellenti e pluripremiati, non arresta mai la sperimentazione, contribuisce a valorizzare il Verdicchio, il territorio e vince sempre sfide uniche.

In compagnia di Claudio Marani (Sommelier di Cantine Belisario), dopo una bella passeggiata per la grande cantina e tutti i reparti associati, si arriva nel caveau dove vengono custodite annate lontane nel tempo di vini che mi fanno sognare. In sala degustazione, arriva nei calici gran parte della produzione, mi stupiscono alcune sperimentazioni e ricevo conferme dell’eccellenza delle etichette ormai simbolo di Belisario.

Questa è la mia seconda volta da Belisario, continua a emozionarmi. Di Belisario raccontai già tempo fa, probabilmente scriverò ancora.

In tutto l’evento, dalla cena di gala alla degustazione fino alla 2004, ho assaggiato i vini delle seguenti cantine:

Belisario, Borgo Paglianetto, Casa Lucciola, Cavalieri, Colpaola, Gagliardi, Gatti, Lamelia, Le Cime Basse, Maraviglia, Provima, Tenuta Grimaldi, Tenuta Piano di Rustano, Vigneto Fernando Alberto, Villa Collepere.

L’anno scorso oltre ad aver conosciuto i vini e le aziende presenti all’evento, visitai le cantine Gagliardi, Tenuta Grimaldi e Bisci, l’anno precedente Belisario e La Monacesca.

Bisci e La Monacesca attualmente non fanno parte dell’Associazione ma il loro lavoro di valorizzazione del territorio e delle denominazioni è di rilievo.

IL FUTURO

Del futuro non c’è certezza ma i progetti ascoltati e la strada percorsa mi attraggono molto, l’auspicio è quello di trovare tutto realizzato. Spero di tornare nuovamente il prossimo anno, ma anche prima, e imparare ancora di più. Nel frattempo, parlerò e berrò Matelica.

RINGRAZIAMENTI

Grazie veramente, è sempre un’emozione vivere il Matelica Wine Festival.

Per evitare di dimenticare qualcuno, ringrazio per primi chi mi ha invitato, Umberto Gagliardi (Presidente dell’Associazione Produttori del Verdicchio di Matelica e proprietario della cantina Gagliardi) e Riccardo Antonelli (Responsabile dell’Enoteca Comunale del Foyer del Teatro), chiedo a loro di togliermi dalla difficoltà e di rappresentare la mia gratitudine davvero a tutti.

 

Paolo Bellocchi

Instagram @paolowine

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