A Merano Wine Festival la presentazione della nuova edizione della guida social ‘I Vini del Cuore’ con una masterclass dedicata ai vini della Grecia
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omenica 9 novembre, durante la trentaquattresima edizione di Merano Wine Festival, si è svolta in una sala della dell’Hotel Terme la presentazione della quinta edizione della guida social ‘I Vini del Cuore’ che ha visto protagonisti i vini della Grecia, selezionati nella sezione dedicata dal wine specialist Haris Papandreou (l’ideatore del Greek Wine Day).
La sala era gremita di giornalisti e winelover, interessati ad approfondire la conoscenza del vino greco, che dimostra sempre di crescere in qualità e espressività, privilegiando la vinificazione di varietà autoctone.
In collegamento via zoom Haris Papadreou e i produttori delle cantine dei vini premiati.
L’evento è iniziato con la presentazione della nuova guida social, di cui Helmuth Kocher, patron di Merano Wine Festival, ha curato la prefazione.
Una guida ricca di novità, a cominciare dalla penna esperta di Patricia Stefanowicz MW che ha curato la scelta dei vini della Gran Bretagna, a cui si sono aggiunte e riconfermate Clizia Zuin, Tamar Tchitchiboshvili, Mihaela Cojocaru.
La Grecia è un Paese che occupa la parte più meridionale dei Balcani; occupa un territorio di poco meno di 190.000 kmq e vanta una popolazione di circa 10 milioni di persone.
Ogni luogo non dista mai più di 150 km dal mare; delle 2000 isole, solo 150 sono abitate.
La storia della Grecia si fonda intimamente con la cultura italiana e mediterranea, avendo dato i natali alla filosofia, strutturato governi democratici e insegnato al mondo arte, letteratura e poesia.
Il nostro viaggio enoico è iniziato nell’isola di Creta, con la cantina Diamantakis.
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Diamantakis Winery nasce nel 2007 a Kato Asites, sulle pendici orientali del massiccio del Psiloritis, per mano dei fratelli Diamantakis: Zacharias — enologo di formazione — e i suoi due fratelli Yiannis e Michalis, che rappresentano la terza generazione di viticoltori della famiglia.
L’azienda è pensata come un ponte fra tradizione e modernità: vigneti di proprietà gestiti secondo principi di gestione integrata e lavori di vigna svolti manualmente, con l’obiettivo dichiarato di esaltare le varietà autoctone di Creta.
Il patrimonio vigneto conta circa 15 ettari suddivisi in una trentina di appezzamenti — alcuni terrazzati intorno alla cantina, tra i 400 e i 600–700 metri di altitudine — che permettono di sfruttare microclimi diversi e un terreno calcareo che favorisce freschezza e carattere nei vini.
Tra le uve coltivate figurano Vidiano, Assyrtiko, Malvasia e Chardonnay tra le bianche; Mandilaria e Syrah tra le rosse.
Dalla prima vinificazione (prime etichette uscite poco dopo la fondazione) la famiglia ha perseguito una strategia di valorizzazione dei vitigni locali e di partecipazione ai concorsi internazionali.
In collegamento Zacharias e Haris ci hanno raccontato dell’impronta familiare che caratterizza il lavoro in vigna e in cantina e questa attenzione alle varietà locale e di promoziono del vidiano, varietà recuperata a partire dal 2000 e che rischiava l’estinzione.
In assaggio PGI Creta Diamantopetra 2024, un blend di assyrtiko e vidiano (50%): vendemmia manuale tra il 1° e 20 Settembre per l’assyrtiko e tra il 15 agosto e il 10 settembre per il Vidiano.
Il mosto delle due uve fermenta separatamente in contenitori di acciaio e rimane sulle fecce fini per 3 mesi.
L’ affinamento avviene per tre mesi in botti di rovere francese (80%) e americano (20%), di cui il 50% di primo passaggio.
Note di succosa frutta a polpa gialla, speziatura di vaniglia, cenni erbacei.
In bocca il vino è avvolgente ed è magistalmente sorretto dalla freschezza; la chiusura sapida, con richiami agrumati.
Il secondo vino ci ha condotto in Epiro e a dialogare con I presenti in sala, Haris che aveva il compito di tradurre dal Greco e Panos Jima.
Jima Winery nasce nel 2017 a Kalomodia, nei pressi di Árta, in Epiro, dall’intuizione dell’enologo Panos Jima, professionista con formazione internazionale e certificazione DipWSET.
La cantina è a conduzione familiare e fin dal principio si fonda su un approccio agricolo sostenibile: gestione integrata dei vigneti, nessun uso di pesticidi e una filosofia produttiva incentrata sulla tutela dell’ambiente e sulla qualità dell’uva.
Il progetto si sviluppa su dieci ettari complessivi, distribuiti in tre zone estremamente diverse per altitudine, clima e caratteristiche dei suoli: Kalomodia, con terreni alluvionali vicino all’estuario dell’Arachthos; Konitsa, più a nord, dove l’influenza delle montagne del Pindo regala escursioni termiche marcate; e Zitsa, area storicamente vocata alle bollicine da Debina, caratterizzata da altitudini elevate e substrati calcarei.
Questa pluralità di terroir consente a Jima Winery di ottenere una gamma di vini che esprime la complessità e la freschezza tipica dell’Epiro.
Nel vigneto convivono varietà autoctone e internazionali: Debina, Vlahiko, Vertzami e Bekari rappresentano l’anima tradizionale del territorio, mentre Chardonnay, Sauvignon Blanc e Gewürztraminer per i bianchi, insieme a Merlot e Cabernet Franc per i rossi, permettono interpretazioni più contemporanee.
In pochi anni, la cantina si è affermata come una delle realtà emergenti dell’Epiro, distinguendosi per precisione enologica, autenticità e una chiara volontà di valorizzare i vitigni locali attraverso uno stile moderno e pulito.
In degustazione Super Girl, day 29 2024, un bianco secco ottenuto da debina 100% coltivato a 600 metri in altitudine a Zitsa.
La fermentazione avviene per il 70% della massa in acciaia e il restante 30% in anfore Tava; la stessa percentuale di contenitori utilizzati viene utilizzata per l’affinamento.
Il vino ha un profilo olfattivo molto delicato e preciso, con note di mela, pesca bianca e fiori bianchi. In bocca si distingue per la piacevolezza di beva e le note di ananas che ravvivano il finale.
Il terzo intervento è stato quella di Stella Hatzidakis della cantina Hatzidakis di Santorini, che ci ha catapultato nel mondo di lava nera, cielo e mare blu e casette bianche di questa isola magica.
Hatzidakis Winery nasce nel 1997 a Santorini grazie a Haridimos Hatzidakis e Konstantina Chryssou. La storia della cantina coincide con quella di un ritorno alla vita: il vecchio vigneto della famiglia di Konstantina, a Pyrgos Kallistis, era stato abbandonato dopo il devastante terremoto del 1956.
Haridimos, enologo visionario e profondamente legato alla viticoltura tradizionale dell’isola, decide di recuperarlo e di far ripartire da lì un progetto che avrebbe ridato dignità ai vini di Santorini e alle sue varietà autoctone.
Dopo la scomparsa di Haridimos nel 2017, la guida della cantina passa a Konstantina e ai loro tre figli, Stella, Ariadni e Antonis, che portano avanti la filosofia familiare con la stessa integrità e dedizione.
La gestione è completamente biologica e interessa circa dieci ettari di vigneto; tutte le operazioni vengono svolte manualmente.
Molte delle viti non sono innestate, un patrimonio raro nel mondo, e non viene utilizzata irrigazione, nel rispetto degli equilibri naturali dell’isola.
L’ambiente pedoclimatico di Santorini è unico: i suoli vulcanici, ricchi di cenere, lava e pietra pomice, trattengono l’umidità scarsa disponibile e proteggono le viti dalla fillossera.
La tradizionale forma di allevamento “a cesto”, chiamata kouloura, permette ai grappoli di essere avvolti e protetti all’interno della spirale vegetale, riparandoli dal vento e dal sole.
In questo contesto nascono i vini prodotti da uve autoctone come Assyrtiko e Aidani per i bianchi, e uve a bacca rossa come Mandilaria e Mavrotragano, varietà storiche dell’isola.
In assaggio un assyrtiko in purezza: PDO Santorini Skitali 2023, un vino che fermenta e affina in acciaio, solo una breve macerazione sulle bucce.
Il nome significa testimone, perché in origine, prima di morire Haridimos aveva lasciato del vino da parte per un esperimento.
Anni dopo, quando si andò ad assaggiare quanto era nei contenitori, si scoprì un vino prezioso e di rara bellezza.
Da qui l’idea di continuarlo a produrre, proprio come se il “testimone” fosse passato dal padre ai figli.
La bellissima etichetta è stata disegnata da Stella Hatzidakis.
Il vino brilla nel calice e sprigiona al naso una varietà di agrumi e una precisa sensazione di pietra focaia. In bocca è affilato e affascina per la vibrante acidità.
Il finale, lungo e persistente, con refoli salini che ricordano che è un vino del mare e del vulcano.
I racconti di Haris Papandreou sui vini scelti che sono stati oggetti della degustazione a Merano e molti altri, compresa la nutrita selezione di referenze italiane, possono essere approfonditi sulla Guida ‘I Vini del Cuore’ , che sarà a breve in vendita in line su youcanprint.it e sulle maggiori piattaforme librarie, sia in versione cartacea che in quella ebook.
Una degustazione che ha lasciato un segno nel cuore dei presenti e non avrebbe potuto essere altrimenti e il desiderio di andare (tornare) in Grecia per vivere l’incontro con questi produttori e territori meravigliosi.




