Intervista al produttore Massimo Padova
Intervista al produttore Massimo Padova

Intervista al produttore Massimo Padova

Nuova sperimentazione sui vitigni autoctoni siciliani con Massimo Padova di Riofavara

 
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er capire l’anima di un vino devi degustarlo ma anche conoscere chi lo fa, devi parlarci e poi forse puoi scrivere dell’emozione che ti è stata trasmessa…

Vorrei parlarvi di Riofavara e di Massimo Padova, colui che dirige e fa il vino nella sua azienda nella valle di Noto nella Sicilia sud- orientale.

Il dr. Padova mi contattò ormai qualche anno fa per un articolo che scrissi su uno dei miei vitigni preferiti il Nero d’Avola, poi lo conobbi al Vinitaly, nel 2013 lo andai a trovare a Ispica e finalmente oggi siamo ritornate nel magico triangolo della Sicilia sud-orientale.

Riofavara è un’azienda vitivinicola a conduzione familiare che si trova nel cuore della regione di produzione del famoso vitigno siciliano Nero d’Avola. L’azienda viticola risale al 1920 e diventa vitivinicola nel 1994. È un’azienda di piccole dimensioni, 16 ettari.

Oggi è una cantina moderna che utilizza alcune delle più recenti tecniche di vinificazione nel rispetto delle tradizioni locali e dell’ambiente con l’intento di fare il massimo per lavorare in modo più naturale possibile sia in vigna che in cantina. Abbracciando la ricchezza di un territorio che produce vino da secoli, soprattutto rossi, l’obiettivo principale è quello di produrre vini che sono l’espressione del clima ventilato caldo ed il suolo calcareo che caratterizzano l’angolo meridionale della Sicilia, fra le province di Ragusa e Siracusa. Il miglior commento che Massimo Padova dice di ricevere sui suoi vini è che essi rappresentano ‘Il sapore genuino della Sicilia!

Il logo dell’azienda

si riferisce alla naturalità della produzione vinicola sole – luna che si sovrappongono, intende comunicare l’importanza   di due elementi fondamentali dell’azienda e dei prodotti, il clima fortemente arido in cui vengono prodotti, sito-climat, in cui la quantità di luce solare è la più alta in Italia e il riferimento alle fasi lunari e alle alternanze ritmiche della luna con la terra che condizionano la realizzazione di molte operazioni sia in campagna che in cantina.

Questo territorio è molto vocato per la produzione di vini a base di nero d’ Avola, ma oggi Massino ci parla di una sperimentazione sui vitigni a bacca bianca: ultimamente abbiamo impiantato circa 1000 metri di vitigni reliquia, riscoperti nell’ambito di una ricerca effettuata alcuni anni fa sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani. I vitigni impiantati sono Recunu, Rucignola e Cutrera. Il lavoro prevede la sperimentazione delle uve da sole o in associazione con le altre uve tradizionali e l’obiettivo è l’ottenimento di un vino base per poi arrivare a un metodo classico visto la spiccata acidità degli stessi e la neutalità, almeno in fase iniziale, dei profumi.

 In questa fase sono seguiti dall’enologo Angelo Graziani.

Abbiamo assaggiato il prodotto ancora in vasca, al naso profumi delicatissimi, acidità importante, molto difficile da trovare in questo territorio e rispetto ad altre varietà che a confronto risultano in bocca un po’ piatte.

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Come diceva un grande enologo francese quando decidi di vendemmiare le uve a bacca bianca è già tardi…per cui Massimo anticipa la vendemmia.

Ancora senza nome questo vino probabilmente avrà il nome della contrada o il numero della particella, quest’ anno si vogliono impiantare ancora almeno 300 piante per arrivare ad avere una quantità sufficiente per la produzione di circa 5000 bottiglie.

I terreni su cui sono impiantati hanno una matrice argillo-calcarea.

Massimo ci racconta ancora che sta impiantando altri due vitigni reliquia: Orisi e Vitraruolo, questi a bacca rossa ma per adesso poche piante. Il materiale viene fornito dai vivaio Pastine di Marsala che ha un materiale genetico certificato e con determinati portainnesti.

Abbiamo degustato, sempre prelevato in vasca, il vino atto a diventare Spaccaforno 2016, un nero d’Avola derivato da una cernita dei vini in acciaio e in legno.

 Una parte di questo vino ha fatto quasi due anni in legno data l’annata particolare.

Al naso profumi fruttati e floreali integri, fragranti, in bocca un tannino guizzante ma levigato bellissima sinergia con l’acidità, assolutamente non scomposto, un rincorrersi delle sensazioni come in una staffetta, l’andare verso il traguardo, lo sforzo e la compartecipazione degli elementi.

Spero di tornare presto in questa azienda, sono curiosa di assaggiare il metodo classico per cui a presto… e un grazie a Massimo che ci ha ospitato e dedicato il suo tempo.

 

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 Riofavara Vini 
Contrada Favara
Ispica RG
+39  0932 705 130

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