Vini di Liguria 2
DOC Tigullio
L
a storia di questa cantina inizia nel lontano 1876, quando Bartolomeo Bregante inizia a commercializzare lungo le rotte del Mediterraneo, con una flotta di piccoli leudi, il suo “vino navigato”; la svolta decisiva si ebbe negli anni 60′ quando, ancora prima della istituzione della DOC Tigullio, la famiglia decise di vinificare le uve dei vitigni autoctoni in purezza (Vermentino, Bianchetta e Ciliegiolo).
Questa fedeltà al territorio viene portata avanti ancora oggi da Ferdinando Bregante, da sua figlia Simona e dal genero Sergio Sanguineti: la cantina ha sede nel centro di Sestri Levante e i vigneti sono dislocati tra Moneglia, Sorlana, Campo di Né, Costa di Zerli e sulle pendici collinari sestresi (San Bernardo, S.Anna, Loto e Tassani)
Sergio Sanguineti
è inoltre diventato Sommelier e degustatore AIS ed ho avuto il piacere di formarlo ai corsi: una persona curiosa e amante del vino e della tradizione.
Volevo raccontarvi di uno dei suoi bellissimi vigneti, situato sulle rocche di Sant’Anna a Cavi: è il “pastene“ (che in dialetto ligure vuol dire vigneto) di Nardin o detto “de Rocche”.
Il luogo ha caratteristiche simili a quelli delle Cinque Terre e cioè beneficia dell’influenza del salino, della posizione alta e a picco sul mare, della lunga esposizione al sole. Qui trova dimora da sempre il Vermentino: il vino che si otteneva raggiungeva oltre i 13 gradi di titolo alcolometrico ed era vinificato solo per uso familiare.
Intercalate ai filari nascevano piante di pesco; numerose le piante selvatiche caratteristiche del posto, finocchio selvatico ed altre tipiche della macchia mediterranea, fichi d’ india, corbezzolo.
Sergio Sanguineti
segue questo vigneto dal ’99, le uve che si ottengono sono vinificate nel Vermentino Tigulliorum, il suo “cru”.
Un vino che ci accoglie con il suo bel colore giallo paglierino, al naso esprime note fruttate di pesca gialla e floreali, erbe aromatiche, con sentori di finocchio selvatico e fiori di ginestra.
Il sapore è secco, sapido e avvolgente con finale lievemente ammandorlato.
Leggi anche:La Lumassina dell’Azienda Agricola Terrazze Singhie
Sergio
mi ha raccontato come avviene la vinificazione:
“Una volta giunte in cantina, le uve vengono pigiate/diraspate e poste a macerare in vasche di acciaio ad una temperatura intorno ai 4 gradi, per un periodo di tempo che varia tra le 12 e le 24 ore. Si ottiene così l’estrazione completa di tutte le caratteristiche distintive del vitigno ed il massimo dei componenti aromatici e gustativi.
Al termine dei questo passaggio la massa viene pressata con una pressa pneumatica per un ciclo molto soffice che dura non meno di quattro ore. Il mosto così ottenuto viene messo a decantare, in modo da separare il mosto pulito dalle componenti solide e da eventuali residui di trattamenti fito-sanitario, tra i quali rame e zolfo.
Durante il passaggio della pressatura e della decantazione, la temperatura del mosto si innalza gradualmente. A questo punto,il mosto “pulito”è pronto per l’avvio di fermentazione, che deve avvenire in tempi rapidi. Inizialmente ad una temperatura intorno ai 18 gradi e, successivamente, si abbassa intorno ai 16.
Dopo l’inoculo dei fermenti,
rigorosamente varietali, si arieggia il mosto in quanto tutti i passaggi precedenti sono sempre avvenuti in assenza di aria. Così facendo, la popolazione di fermenti raggiunge il completo sviluppo e la totale moltiplicazione.
Quando il mosto diventa vino, si trova in quanto tale,in una fase molto delicata e va liberato da tutti i componenti solidi, quali residui di batteri, che divorerebbero come animaletti
insaziabili il vino stesso, mandandolo in riduzione. Importantissimi a questo punto i travasi (almeno due) per liberarlo dalla feccia.
Adesso il vino,
che ha subito degli shock incredibili, va rigorosamente lasciato riposare sui fondi (chiamati feccia nobile), facendo anche qualche rimontaggio in modo da riportare il fondo in cima. I francesi chiamano questa pratica “bâtonnage”, i nostri vecchi lo facevano infatti con un bastone: per conservare una tradizione io continuo ad operare nello stesso modo.
Tra le infinite cure che bisogna avere in questa fase, è importantissimo garantirsi la stabilità proteica e soprattutto creare un ambiente sfavorevole alla fermentazione malolattica, che cerco di evitare per mantenere una caratteristica acidità.
Segue quindi,
deproteinizzazione ed abbassamento della temperatura intorno ai 0 – 2 gradi. Seguono poi le varie fasi di affinamento.
Il racconto di Sergio è davvero interessante: questa sua passione la riscontriamo nei vini, espressione viva di un territorio ancora da valorizzare pienamente. Molto interessante è il Golfo del Tigullio Moscato 2012 ed un metodo classico Baia delle Favole, ottenuto da uve Bianchetta, che ci regale freschezza e profumi fragranti, da assaporare con un piatto di trenette al pesto, per celebrare la spontaneità ed i sapori della riviera di Levante.
C.B. Cantine Segesta I Vigneti
Via Unità d’Italia, 47
Sestri Levante GE
+39 0185 41 388