“Bio dalla nascita, biodinamici per passione, artigiani per natura”

Con il titolo “bio dalla nascita, biodinamici per passione, artigiani per natura”, l’Azienda Pievalta si presenta, e a seguito di un gradito invito nei Castelli di Jesi a Maiolati Spontini (AN), @paolowine è andato a verificarlo.

 

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el territorio marcato dalle fortificazioni dell’area di Jesi, detti storicamente “Castelli”, si respira l’aria che accarezza i dolci versanti collinari della Vallesina. Il tracciato che dai monti si tuffa nell’adriatico si mescola alla natura dei luoghi con venti saporiti e si imprime nei prodotti dell’uomo in un insieme di sensazioni.

Da sempre questi spazi sono colorati dai vitigni della tradizione e in particolar modo dal “verdicchio”, grappoli che da sempre offrono vini di qualità e si contraddistinguono perché capaci di trattenere il territorio. In questa terra il vino sa di Castelli di Jesi.

Vitigno e territorio, sono i principali elementi che hanno colpito Silvano Brescianini (Leader della Barone Pizzini – Franciacorta 1870) che, con grande intuizione delle potenzialità del verdicchio, guardando il paesaggio e i vigneti, scelse nel 2002 di fare il suo “oro verde”.

Adiacente una piccola chiesa nelle periferie di Maiolati Spontini, nasce l’Azienda Pievalta; la struttura è immersa nei vigneti, circondata dal paesaggio che parla di natura, con la cantina, l’accoglienza e la sala degustazione.

Sulla scia delle origini della Barone Pizzini in Franciacorta, da sempre biologica, Pievalta inizia sin da subito l’attività anch’essa in regime bio e con grande naturalezza, grazie al territorio favorevole, alla passione e al grande intuito, ha lavorato in sottrazione spingendosi pian piano in direzione biodinamica.

I vigneti in diverse altitudini e diverse esposizioni, sono dislocati oltre che in Maiolati Spontini anche in Montecarotto, San Paolo di Jesi e Cupramontana.

Le uve allevate sono quelle della tradizione con il massimo accento sul “Re” del territorio per produrre Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico e Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore.

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Silvano decise di affidare sin da subito la parte enologica ad Alessandro Fenino, già collaboratore in Barone Pizzini. Alessandro, appassionandosi al progetto, decise di lasciare la Lombardia per trasferirsi nelle Marche e dedicarsi completamente a questa attività.

Con grande impegno e attento studio del territorio, nel 2005 seguendo la natura, ha accompagnato Pievalta nella transizione in biodinamica. Nel 2008 diventa la prima azienda delle Marche certificata biodinamica.

Nello stesso anno si aggiunge all’azienda Silvia Loschi, già collega di Alessandro in Barone Pizzini, a supporto in Pievalta si occupa dell’ospitalità, delle visite guidate e delle relazioni sul territorio.

Prima dell’assaggio dei vini è necessario conoscere i luoghi e al mio arrivo in azienda tutto è iniziato proprio dalle vigne. In San Paolo di Jesi, la pendenza dei filari accarezza il disegno del lato della collina e passeggiando sul declivio si assimilano molte sensazioni.

Oltre alla bellezza delle vigne e del territorio, si ascolta l’aria che si sposta lungo tutto il pendio e i profumi hanno un sapore. In questo vigneto, dal paesaggio unico, dall’importante inclinazione delle vigne, dai terreni figli di una specifica era geologica, quella che ha arricchito di preziosi elementi il terreno, nasce il loro Riserva, un vino che dopo aver passeggiato nelle sue vigne, è inevitabile già etichettarlo come fuoriclasse.

Un “cru” fantastico quello del San Paolo, come anche gli altri lotti visitati; catalogare attentamente tutte le differenze e associare un vino specifico a ogni singola vigna, è uno stile che Pievalta adotta per la ricercatezza di ogni elemento, ogni vino nasce nella sua vigna.

Le uve, ricche di natura e prive di artefici, arrivano in buona salute in cantina, vengono accolte in uno spazio di grande ordine e pulizia, seguono ciascuna il proprio indirizzo, incontrano materiali, acciai, cementi, vasi, legni, e seguono un percorso studiato con l’espressa volontà di supportare senza cancellare.

La prima degustazione, dedicata proprio al primo vigneto visitato, è una verticale del loro San Paolo, Castelli di Jesi riserva DOCG, si conferma sin da subito la partecipazione totale nei calici delle sensazioni vissute passeggiando nella scoscesa vigna, il verdicchio risulta assorbire tutto e lo trasferisce nei calici grazie alla essenziale enologia di Pievalta.

Essenziale con sapienza, perché all’assaggio di ogni singola annata, non si pensa a criteri di compromesso tra biodinamico e piacevolezza, sin da subito emerge la sola eccellenza.

Ogni vino, ben raccontato con le particolarità della specifica annata, temperature, piovosità, epoca di vendemmia, particolarità della maturazione, materiali usati, durata dell’affinamento in bottiglia e tutte le specifiche volute, sono elementi che si aggiungono allo stupore durante la verifica dei calici.

La degustazione, iniziata con una straordinaria 2008 è arrivata con stupore sempre confermato e piacevolezza fino alla 2021.

Ogni vino ha rappresentato con chiarezza il momento in vigna descritto, da colori più caldi a quelli più timidi, da presenti morbidezze alle sempre confermate durezze, quelle che ricordano esattamente il vitigno ma anche quanto assorbito dalle radici nelle vigne.

La maturità delle bottiglie con più anni, trattiene costantemente la gioventù con chiarezza, si aggiunge alle sensazioni e aumenta la complessità di ogni singolo assaggio.

Durante la verticale, una progressione con picchi di stupore sulla 2008, la 2013 e la 2021 ma tornando indietro, riassaggiando i vini, lo stupore si sposta anche nelle altre, la risultanza è che ogni annata si è rivelata ben fatta, rappresentativa del millesimo e assolutamente gradevole, ancora pronta per un abbinamento al cibo, punto forte anche del territorio.

La giornata degli assaggi si è conclusa proprio a tavola, in abbinamento con i vini di Pievalta, i DOC superiore Tre Ripe e Dominè, la vibrante annata giovane di San Paolo ma anche la rara 2010 che emoziona e, concludendo, l’IGT Marche Rosso Campo del Noce.

Una cena ben pensata dalla “Cheffa” Maria Vittoria Griffoni che ha proposto divertenti preparazioni, ricercate e di vero successo. La cena però non poteva non iniziare con un’effervescenza, da Barone Pizzini me lo aspettavo, la magnum di Pelugo ha incuriosito molto.

Lo stile franciacortino arrivato nei Castelli di Jesi in una miscellanea tra tecnica, vitigno e territorio. Silvano mi confida che poiché lo spumante non si fa con il vino ordinario ma con una ricercata base spumante, per realizzare il VSQ di Pievalta c’è stato molto studio a partire dall’autoctono.

Per comprendere le differenze tra il verdicchio e i vitigni ben conosciuti in Barone Pizzini (Chardonnay, Pinot bianco, Pinot nero, Erbamat), i tentativi sono stati molti, in conclusione il Pelugo è ben riuscito e la scelta è arrivata con verdicchio in purezza e zero dosaggio.

Curiosità sul nome, bella etichetta ma poi dritti all’assaggio, questo Metodo Classico si rivela essere vincente, il Perlugo ha solo un difetto, finisce subito.

In degustazione lascia un sapore che ricorda le vigne del Monte Schiavo, si capisce che è fatto di tecniche importanti, a partire dal vino base e arriva pronto con i giusti mesi sui lieviti.

In conclusione, potrei raccontare gli assaggi con dettagli sulle sfumature di ogni singolo vino, specifiche sulle note olfattive, piuttosto che gustative ma la descrizione sarebbe solo leggibile e io, come sempre, dico: i vini è necessario assaggiarli.

Invito pertanto chi legge a camminare il territorio o almeno analizzarlo, assaggiare i vini confrontandoli con il luogo, capire le tradizioni, talvolta le tipicità nell’abbinamento ai piatti locali e lasciarsi trasportare dalle sensazioni.

L’assenza di difetti, piacevolezza delle sensazioni all’assaggio, riconoscimento del territorio, rispondenza ai criteri della denominazione con rispetto delle tradizioni, stile enologico di valorizzazione del vino senza annullamento delle precedenti particolarità, sono i miei personali criteri di verifica per arrivare al concetto di qualità.

In Pievalta ho riscontrato tutte queste cose in ciascun vino, con picchi massimi nel San Paolo.

Anche in questo caso confermo che il verdicchio si esprime in maniera differente in ogni singolo territorio, sarebbe auspicabile chiamare la denominazione solo Castelli di Jesi, giusto evidenziare la singola zona e particella e, seppur importante il vitigno, forse può andar bene come suffisso e non come prefisso della denominazione, questo parrebbe chiaro dopo gli assaggi.

@paolowine

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Az. Agr. Pievalta
Frazione Monteschiavo, 18
Maiolati Spontini AN
+39 0731 705 199




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