Nicola Gatta e l’interpretazione del suo Terroir
Nicola Gatta e l’interpretazione del suo Terroir

Nicola Gatta e l’interpretazione del suo Terroir

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uesta degustazione organizzata da Matteo Circella e Fabio sulla terrazza dello Skipper, locale storico del Tigullio, è stata interessante per capire l’interpretazione da parte di Nicola Gatta di un territorio famoso: la Franciacorta.

Nicola Gatta è un produttore di metodo classico nel territorio del Franciacorta ma volutamente non etichetta come docg anche se i suoi terreni si trovano al suo interno e precisamente nella parte orientale nei comuni di Cellatica e Gussago.

Nel suo racconto Nicola ringrazia chi negli anni Sessanta ha cambiato la viticoltura in Franciacorta cominciando a produrre vini spumanti, lui non vuole contestare chi lo produce ma lui parte da un concetto diverso.

Crede molto nella terra dove coltiva le sue uve e cerca di far arrivare nel bicchiere quello che è la sua terra, il suo suolo, senza preconcetti o standardizzazioni.

A Gussago c’è un terreno diverso e questo terreno è la chiave di lettura dei suoi vini.

Ci spiega che qui ci sono terreni calcarei e non morenici, questo territorio è di origine marina a tratti pianeggiante e a tratti collinoso, quando il mare si è ritirato ha lasciato il sub strato marino poi dopo una glaciazione e relativo disgelo, è stata portata della terra. Nella parte pianeggiante c’è tutto terreno di riporto, nella parte collinare come Gussago, Monticelli Brusate, Monte Orfano non ci sono questi detriti ma calcare, argilla con minerali ferrosi, i terreni più antichi.

Per lui il terroir ė la somma di tre grandi componenti: terreno, clima e uomo.

L’uomo è fondamentale

perché ha la scelta razionale, un grande suolo senza un uomo che capisce come interpretarlo non porterà necessariamente a un grande vino.

La prima scelta che fa l’uomo è la zona dell’impianto, capire che in quella parte di terreno c’è una combinazione di grande suolo e clima facendo da regista non da attore protagonista. Il vino non è una cosa naturale perché in natura non si fa da se ma comunque prevede l’intervento dell’uomo, ma egli può decidere se essere rispettoso e capire il suolo e quello che la vigna anno dopo anno ti trasmette attraverso l’uva o essere invasivo per cui trasformare e travisare.

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Il primo vino in degustazione è Ombra

il più semplice senza essere riduttivo, il vino di partenza, le altre interpretazioni vogliono essere espressioni importanti del territorio e volontà di emancipare alcune caratteristiche, questo è identità.

Si presenta con una bolla finissima di un paglierino brillante, al naso tenui sentori floreali e fruttati con agrume persistente in chiave acida, sapida e minerale.

Nella coltivazione Nicola si limita ad applicare quello che per lui è razionale e corretto cioè nei suoi vini non troveremo mai tracce di trattamenti sistemici o diserbanti perché non li vuole bere per primo. Usa rame e zolfo nelle forme più assimilabili, per il rame in quantità max di un kg per ettaro (nel biologico il max consentito è 4 kg/ha).

Ombra è prodotto con 80% Chardonnay e 20% Pinot Nero maturazione di 30 lune sui lieviti, 37 g/L solforosa totale e 7 g/L zucchero di canna grezzo aggiunto in fase di sboccatura da uve annata 2016 e 2015.

In cantina usa solo lieviti indigeni, non filtrazioni e chiarifiche e non aggiunge solforosa, il principio comunque ormai noto ai viticoltori che lavorano con criterio per avere pochi e bassi interventi è portare in cantina un una sana e non chiedere alla vigna quello che non ti può dare. Da qui è ovvio che non sfruttandola ma accompagnandola semplicemente nella sua vita le viti possono vivere e produrre più a lungo.

Nicola non usando solforosa ha trovato come lo chiama lui un suo concetto Antiox che gli consente di portare avanti nel tempo i suoi prodotti infatti usa fare macerazioni sulle bucce durante la fermentazione.

Mentre in Franciacorta si vendemmia intorno a Ferragosto e si cerca di impedire la fermentazione malo lattica Nicola comincia vendemmiare verso la fine di agosto e lascia che i batteri lattici compiano naturalmente la loro deacidificazione.

Il secondo vino è il Blanc de blanc Chardonnay 100%

nasce da un annata molto particolare la 2014, considerata fredda, umida, difficile dove il frutto non maturava, ma che si è espressa dopo in maniera migliore perché mancando il frutto è risaltato il territorio con una verticalità calcarea, gessosa quasi tannica… si trova alla degustazione una nota ossidativa evoluta dovuta alla maturazione sui lieviti di 50 lune, cuvee composta da 4 vini diversi 2014- 2013-2012- 2011 più due vini di riserva.

Si percepisce una nota tannica dovuta alla macerazione sulle bucce dello Chardonnay durante la fermentazione alcolica in vasca chiaramente evidenziata in questa annata per la mancanza di maturazione delle uve.

Il terzo e ultimo vino degustato il blanc de noir Pinot Nero 100%

che esprime a Gussago una particolare sapidità, maturazione sui lieviti di 70 mesi, nota ossidativa e boisé importante dovuta al vino di riserva che rimane in tonneaux e dona una rotondità che rende il vino più armonico.

Il vino principale della cuvée è l’annata 2012 con percentuali di 2010 2011 e 2009.

Tutti vini sono molto eleganti caratterizzati dalla finezza delle bollicine e dalla lunga permanenza sui lieviti, una scoperta e una gradita sorpresa che mi invita a fare una visita nella cantina.

I vini sono stati accompagnati da due modi diversi di presentare le acciughe o alici sotto sale lavorati da un piccolo artigiano di Casarza.

 L’Anciua che opera nel settore ittico dal 1920 è ora gestita da Michele che dimostra la sua passione per il suo lavoro in un prodotto di notevole pregio.

Il primo è un crostino con burro e olio acciuga salata il secondo è un crostino di pane nero con pomodorini, origano, aglio e oliva taggiasca.

Abbinamento perfetto… con tutti i vini proposti.

 

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 Nicola Gatta Metodo Classico 
Via S. Rocco, 37
Gussago BS
+39 030 373 3229

 

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