P
iù che una visita un incontro tra amici quello con Roberto Petacchi proprietario dell’azienda Giacomelli, erano anni che desideravo vedere questa cantina e finalmente ho toccato con mano questa interessante realtà vitivinicola.
È un legame forte quello, che, come dice lui stesso, lega Roberto alla sua terra, quel lembo che unisce la Liguria con la Toscana.
Il suolo dei colli di Luni subì una lenta trasformazione geologica, che lentamente produsse forme peculiari di vegetazione locale che infiltrando le proprie radici in una mistura di terra, polvere di marmo ed acqua salmastra produsse un territorio particolare.
Siamo in località Colombiera-Molicciara a Catelnuovo Magra.
Giacomelli è il cognome del nonno, l’azienda è passata alla mamma e nel 1993 è entrato Roberto anche se dal ‘93 al ‘97 imbottigliava come Giacomelli Luciana.
I vigneti qui a Luni sono piccoli appezzamenti quasi fazzoletti, molto frammentati, la parte collinare è molto ripida e poco meccanizzabile ma negli ultimi anni c’è stata la spinta ad allargarsi in pianura verso il mare grazie ai cambiamenti climatici che hanno favorito la coltivazione in queste aree che essendo più fresche hanno dato acidità maggiori e maggior equilibrio nei vini, cambiamenti climatici molto importanti perché aree in cui non si coltivava o i prodotti non erano di qualità stanno diventando molto appetibili.
Roberto
non è certificato bio ma lavora in biologico sia perché l’attenzione per l’ambiente è necessaria, sia perché il mercato lo richiede ma anche per sua cultura.
Cominciamo la visita del vigneto più vicino all’azienda impiantato a vermentino la vigna del Bello di circa 1,8 ha, 20 m s.l.m, nel podere c’è un piccolo fiumiciattolo che scende dalle Apuane che favorisce una bella escursione termica tra giorno e notte e ciò si ripercuote in una bella freschezza nei vini.
Nella zona era presente una miniera di carbone e lignite funzionante fino al dopoguerra e i terreni, di conseguenza, ne sono molto ricchi.
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Ci spostiamo verso Castelnuovo Magra a 270 m s.l.m. città importante nell’antichità, già Plinio parlava dei vini dei Colli di Luni e che era centro di intersezione delle grandi vie di comunicazione come la Francigena, Santiago e Via del Sale.
Qui troviamo il vigneto Il Giardino dei Vescovi, la mappa depositata negli archivi risale al 1711, era di proprietà della Curia e collegata alla torre medievale del centro. Vera chicca custodisce ancora una piccola porzione di affresco medievale… un posto ameno che invita alla meditazione.
Questo vigneto diventò di proprietà del generale Tognoni e Soldati ne scrive negli anni Settanta a proposito del vino Barbera nel suo attualissimo Vino al Vino.
All’interno delle mura del podere tutto impiantato a Vermentino si ottiene l’omonimo vino Il Giardino dei Vescovi che ha una produzione di sole 2500 bottiglie.
Qui l’influenza del mare
è molto importante, quando ci sono le mareggiate e in agosto assaggi l’uva questa risulta salata, vigne reimpiantate di otto anni con barbatelle prodotte dal vivaio Bianchi con le viti presenti nei terreni e che erano chiamate “pigato della ruggine” e usate dai contadini come uve da pasto prima di conoscerne le reali potenzialità.
Poco sotto troviamo il secondo cru il vigneto Boboli confinante con l’azienda Linero, vigne di 25 anni che danno origine all’omonimo vino, di cui si producono circa 6000 bottiglie, zona ripida in parte non meccanizzabile, esposizione sud coltivata a Malvasia di Candia aromatica e Vermentino. Boboli e Il Giardino dei Vescovi sono gli unici due vini prodotti con le sole uve provenienti dai due cru.
Scendendo verso la pianura troviamo l’altra proprietà in affitto, ma gestita ormai da 12 anni, Villa Baracchini, da cui si ricava il Vermentino che confluisce nel famoso Pianacce e di cui si ottengono circa 35.000 bottiglie.
L’enologo dell’azienda è Davide Baccigalupi coadiuvato da Luigi Caramellino.
Ritornati in cantina assaggiamo Paduletti 2021, uvaggio con Vermentino 60% Trebbiano 30% e Malvasia 10%, uvaggio della tradizione, le uve che da sempre si impiantavano nella zona nella parte bassa e coltivate a pergola per poi avere altri tipi di coltivazione al di sotto.
Paduletti
deriva il nome dalla zona lacustre poi bonificata, difesa naturale ai tempi della dominazione romana. È di facile beva su base fresca fruttata.
Pianacce 2021, sapido lunga persistenza, accattivante al naso, fiori bianchi frutta polpa bianca e agrumato, bilanciato con una sicura evoluzione durante i prossimi mesi.
Il Giardino dei Vescovi 2019 un vino affascinante balsamico con ritorni di salvia e rosmarino. Profumi eleganti e originali, viene lasciato sui lieviti fino a una settimana prima dell’ imbottigliamento.
Boboli 2020 fruttato di pesca gialla e mango, erbe aromatiche timo e maggiorana fiori gialli come la ginestra, lungo in bocca e intrigante al naso. Le due uve che concorrono all’uvaggio vengono vinificate separatamente ma l’ affinamento avviene insieme in acciaio.
Apprezziamo molto anche il rosato Gorgonia da uve Sangiovese, fresco piccoli frutti rossi e il rosso Pergole basse da uve merlot in purezza.
Sono stati impiantati anche due vigneti di Grenache, ancora da studiare. Roberto pensa ad un affinamento in damigiana… ma sarà ancora tutto da provare e scoprire
Grazie a Roberto e un arrivederci…
Azienda Agricola Giacomelli
Via Palvotrisia, 134
Castelnuovo Magra SP
+39 349 630 1516
aziendaagricolagiacomelli.it