· di Olga Sofia Schiaffino ·
Ca du Ferrà e Maccario Dringenberg
Numerosi impegni e scadenze da rispettare mi hanno costretto a vivere la 55esima edizioni di Vinitaly condensata in una sola giornata, quella di domenica. Disponendo del tempo medio di vita di una libellula per girare tra i padiglioni, ho potuto salutare solo pochissimi amici e il mio resoconto è sicuramente lacunoso per degustazioni e assaggi, ma come sempre sincero e fedele all’esperienza.
Nella zona dedicata ai vignaioli Fivi sono passata a salutare Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta dell’azienda Ca’ du Ferrà di Bonassola per assaggiare un vino straordinario, presentato in occasione della kermesse veronese: Diciassettemaggio, un passito da ruzzese, una varietà ligure autoctona recuperata grazie al lavoro certosino di questi vignaioli in collaborazione con il CNR di Torino, la Regione Liguria e la Coldiretti della Spezia. Un progetto iniziato con la messa a dimora nel 2007 di 77 barbatelle di ruzzese nella splendida vigna che guarda il mare, dove cresce il vermentino utilizzato per produrre Luccicante.
Un vitigno presente in Liguria già dal VI secolo, che in passato è stato capace di regalare un vino che seppe deliziare Papa Paolo III Farnese e lo farà sicuramente anche oggi: sono rimasta affascinata dal suo colore oro luminosissimo, dai profumi nitidi di macchia mediterranea, dalle note balsamiche e da quelle del fico e dell’albicocca. In bocca l’acidità si è ben rapportata con l’importante residuo zucchero, regalando una suadente piacevolezza e una persistenza giocata sulle note fruttate e su di una sferzante sapidità.
Il nome dato a questo passito vuole celebrare la data di nascita di Giuseppe e l’importanza di precisi momenti nella nostra vita che ci cambiano e segnano il passo della nostra vita e scelte future.
“Sono sempre i sogni a dare forma al mondo” mi echeggiava in testa in sottofondo mentre Davide e Giuseppe mi raccontavano con passione il loro impegno nel recupero del ruzzese, progetto che vogliono estendere anche ad altre varietà del territorio quali il rossese bianco, l’albarola Kilghren, il picabon.
Un impegno che è stato premiato nel 2022, conferendo a Davide Zoppi, proprio a Vinitaly, il premio Viticoltore Etico dell’anno.
Dopo aver salutato gli amici di Ca du Ferrà mi sono diretta alla postazione dell’azienda Maccario Dringenberg: non posso certo mancare gli assaggi e soprattutto quello della anteprima da botte, il Rossese 2022 che uscirà sotto una etichetta nuova.
Non è un nuovo vino, nel senso che non rappresenta un’altra Nomeranza anzi le rappresenta quasi tutte, dato che l’annata non ha permesso di ottenere quantitativi soddisfacenti di uve per la produzione da singola vigna. Troviamo quindi i grappoli delle vigne condotte ad alberello e custodite con tanto impegno, lavoro e passione da Giovanna Maccario e Goetz Dringenberg che provengono da Luvaira, Posaù, Nouvilla, Settecammini, Berna. Il vino si chiamerà Fratelli Maccario 1922, a celebrare il riconoscimento di qualità dei vini prodotti che il nonno e il prozio della produttrice ottennero nel periodo del Regno d’Italia.
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Una scelta sicuramente coraggiosa ma coerente con la filosofia di Giovanna, che si propone la ricerca dell’eleganza e dell’eccellenza: anche questa volta non sembra aver sbagliato e il vino promette davvero di regalare grandi emozioni.
Una Liguria che esprime il suo carattere fiero, indomito, coraggioso anche attraverso i vini: mi sono allontanata pensando alle parole della canzone magistralmente interpretata da Fiorella Mannoia “…di dolore in dolore, il dolore passerà”. E questa edizione di Vinitaly sembra proprio aver riportato la normalità in una degli eventi più importanti del panorama enologico mondiale.
(.. segue)
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