Viaggio nella storia dell’Oltrepò Pavese: Ottavia Giorgi di Vistarino e il corto cinematografico ‘La casa del Pinot Nero’
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occolata dal tepore dell’ottobrata milanese, mi dirigo verso On House in via della Passione 8: ho accolto con gioia l’invito da parte di Ottavia Giorgi di Vistarino a partecipare a un evento esclusivo: non solo la degustazione dei vini dell’azienda ma anche la presentazione di un film.
Il corto cinematografico, realizzato grazie alla regia di Massimo Zanichelli, vuole raccontare la storia di Conti Vistarino e presentare i suoi protagonisti: il territorio, le persone che lavorano con passione e sua maestà il pinot nero.
Molti i volti conosciuti e prendere un calice per un cordiale brindisi è cosa spontanea: si ha solo l’imbarazzo della scelta, perché le bollicine presenti sono davvero preziose.
Oltrepò Pavese metodo Classico Docg Cèpage brut è ottenuto da Pinot Nero per l’80% e da Chardonnay per la parte restante; resta almeno 30 mesi sui lieviti e il dosaggio è intorno ai 7 gr/ litro. Bollicina dinamica e setosa, perfetta per aperitivo.
L’assaggio è continuato con uno spettacolare Oltrepò Pavese metodo classico Docg dosaggio zero 1865, millesimo 2015: pinot nero in purezza, è dedicato alla memoria del Conte Augusto Giorgi di Vistarino che importò per primo le barbatelle di questo vitigno dalla Francia.
Almeno 24 mesi sui lieviti e 7 gr litro per l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg Saignée della Rocca, una bollicina con una bella struttura e persistenza!
Ad accompagnare i vini, gli squisiti piatti e i finger food preparati dallo chef Alessandro Proietti Refrigeri di Villa Naj.
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Dopo aver ripercorso le annate a ritroso con la degustazione di una verticale di Ries, un riesling che ha veramente impressionato per la sua espressività, l’attenzione dei presenti è stata focalizzata sulla presentazione del film da parte di Filippo Bartolotta, Massimo Zanichelli e di Ottavia Giorgi di Vistarino e successivamente dalla sua proiezione; immagini autentiche delle colline dell’Oltrepò, il lavoro in vigna e le pendenze da gestire, ma soprattutto il racconto davvero emozionante di Ottavia.
Una persona sensibile ma nello stesso tempo determinata, che ha fortemente creduto nella valorizzazione del territorio e nella vinificazione in rosso del pinot nero: commuovente il racconto dei tre cru Pernice, Bertone e Tavernetto, che sono diventati grazie alle parole, delle persone e sono stati descritti con l’amore e la comprensione che solo una madre attenta può avere nei confronti dei figli.
Capire le differenze e le potenzialità del pinot nero nei diversi appezzamenti fa si che si ottenga sempre il meglio dalle uve, che possono così esprimere la loro tipicità, il loro carattere e l’annata.
Il film è visibile sul canale youtube tramite questo link:
https://youtube.com/watch?v=7g1n3opP3Y0
Assaggiare i tre cru nell’annata appena uscita sul mercato, la 2019, è stato molto didattico e interessante per capire meglio le differenze e le sfumature che il pinot nero esprime incontrando suoli diversi.
I tre vigneti sono allocati su versanti diversi della vallata, a una altitudine compresa tra i 350 e i 400 metri slm. Pernice è il cru orientato a sud/sud est mentre Bertone e Tavernetto a sud/sud est; la composizione dei suoli a matrice comune argilloso-calcarea presenta una percentuale di sabbia e limo variabile.
Nelle sale al piano inferiore i tre cru annata 2019 in assaggio: troviamo quindi Tavernetto che è più pronto e con un frutto succoso e un tannino fitto e integrato, Bertone che regala una vibrante freschezza ed eleganza mentre Pernice è sicuramente il più ricco, materico e complesso e che ha sicuramente un ottimo potenziale di invecchiamento.
Successivamente l’interesse si è spostato sulla verticale di Pernice dalla 2018 alla 2010, in cui il 2015 e il 2010 hanno regalato emozioni allo stato puro.
Un evento che mi ha permesso di approfondire la conoscenza di questa azienda, recentemente visitata grazie alla manifestazione “Terra di Pinot Nero”, tenutasi il 26 settembre a Casteggio: Conti Vistarino è sicuramente parte integrante della storia della viticoltura nell’Oltrepò Pavese.
Attualmente degli 800 ettari, solo un centinaio sono destinati alla vite.
La proprietà ha garantito nel corso dei secoli ( la famiglia è presenta a Rocca de’ Giorgi dal XV secolo!) la conservazione dalla biodiversità e del paesaggio; anche la nuova cantina ultima nel 2017 è nata da una importante ristrutturazione dell’antico edificio e dalla scelta di macchinari e recipienti atti a preservare la qualità delle uve raccolte e a far loro esprimere solo il meglio.
Villa Fornace, costruita nel Settecento sulle fondamenta di una antica fornace, è un gioiello architettonico per la ricchezza dei suoi interni e per il parco che la circonda, disegnato dall’architetto Achille Majoni: essa continua a essere l’abitazione privata della famiglia.
L’azienda propone visite guidate e degustazioni che appassioneranno i winelovers e li guideranno alla riscoperta di uno dei poli spumantistici ( e non solo!) più rinomati d’italia e vale sicuramente il viaggio!