Tokaj Time!

· di Olga Sofia Schiaffino ·

 

 

E

ccoci amici Winelovers in Ungheria, nella cittadina di Tokaj per visitare alcune cantine e raccontarvi una storia.

Tutto iniziò nel 1703 quando il Principe della Transylvania Ferenc Rakoczi II regalò a Luigi XIV numerose bottiglie del vino che produceva nella tenuta di Tokaj. Il vino venne servito alla corte di Versailles e venne celebrato con il nome di “Vino dei Re, Re dei Vini”. Molte personalità storiche amarono questo particolare nettare, Pietro il Grande zar di Russia, Caterina la Grande, Voltaire Goethe e Schubert ad esempio.

Questa regione ungherese

presenta alcune peculiarità : suoli vulcanici, argilla e loess, microclima che permette lo sviluppo della muffa nobile sugli acini delle varietà coltivate quali Furmint, Harslevelu, Koverszolo, Sargamuskataly e Zeta (incrocio da Furmint e Bouvier)

Il paesaggio delle coltivazioni della regione del vino Tokaji nel 2001 è diventato patrimonio dell’umanità. Per l’Unesco ” il  paesaggio culturale di Tokaj dimostra graficamente la lunga tradizione di produzione di vino in questa regione di basse colline e valli fluviali. Il modello intricato di vigneti, fattorie, villaggi e piccole città, con le loro storiche reti di cantine profonde, illustra ogni aspetto della produzione dei famosi vini Tokaj, la qualità e la gestione che è stata strettamente regolamentata per quasi tre secoli “.

Abbiamo visitato la cantina storica  Himesudvar, situata nella ridente cittadina, bagnata dai fiumi Bodrog e Tibisco.

Circa 3 ettari e 15000 bottiglie prodotte da 6 qualità di uve.

Ecco i vini che abbiamo degustato:

Furmint 2017 secco, giallo paglierino con riflessi verdolini, naso interessante con note di camomilla, acacia, pesca, erba cedrina, chiusura sapida e decisamente piacevole. Solo acciaio.

Cuvée Kaleidoscope 2017 (Furmint, Sargamuskotaly, Hoverszolo) con residuo zuccherino di circa 7 g/l. E passaggio in botte. Sentori di buona intensità che ricordano l’albicocca, la pesca, la rosa ed erba Luigia; dinamico al palato elementi con buona persistenza.

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Sargamuskotaly 2017 con residuo zuccherino pari a 6,2 g/ l e buona acidità, solo acciaio: aromatici profumi che mantengono una leggiadra eleganza, gusto morbido ma guizzante per freschezza e sapidità. Perfetto con piatti etnici speziati.

Koverszolo 2018 con residuo zuccherino importante (57 g/l) esprime una vendemmia tardiva: questa varietà di uva era quasi scomparsa a causa della fillossera nel XIX secolo. Se piantata sulle pendici delle colline molto ventose e con clima secco da ottimi risultati.

Szamorodni 2017 : questa parola che deriva dal Polacco significa “come viene, come è cresciuta”. Per produrre questa tipologia di vino, grappoli botritizzati e non, vengono vendemmiati e vinificati insieme. La versione dolce (come questa in assaggio!) prevede almeno 45g/l di zuccheri. Nel blend è presente anche la varietà Zeta: offre un manto luminoso giallo dorato, profilo olfattivo che rimanda all’albicocca disidratata, al fico secco, alla nocciola tostata, zafferano e scorza di cedro. Avvolgente in bocca ma sferzante finale sapido con nota ammandorlata.

Aszu Tokaj 6 Puttonyos 2013: proprio da questo anno le leggi sul vino sono cambiate e non vengono più indicate in etichetta il numero di gerle di pasta aszu che vengono aggiunte. Stupendo vino elegante, complesso ed avvolgente come un velluto. Residuo zuccherino di 161 g/l. Perfetto con uno Stilton o con formaggi erborinati.

Abbiamo inoltre

potuto vedere le cantine sotterranee in cui le pareti erano coperte dalla muffa nobile: un luogo davvero unico e magico che ci ha fatto sognare.

Il nostro viaggio appena iniziato promette davvero molto bene …

 

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