Varietà a bacca rossa coltivata nel Ponente Ligure, probabilmente imparentato con il Tibouren, infatti, sembra essere stato portato intorno al 1200 dai Doria, grazie alle campagne militari condotte accanto all’esercito francese. Fu chiamato dapprima Roccese da “roccia”, a significare il lavoro duro da svolgere sui pendii impervi e rocciosi dove era stato piantato.
È caratterizzato da un grappolo di media grandezza, con una forma piramidale con una o due ali, moderatamente spargolo. L’acino è piccolo, sferico e con buccia di medio spessore ricoperta di pruina, di colore blu-nero.
Il Rossese fu apprezzato alla corte di Papa Paolo III e Napoleone Bonaparte lo volle come genere di conforto per sé e la truppa durante la campagna d’Italia: oggi rappresenta una vera eccellenza della Liguria, ottenendo sempre premi e prestigiosi riconoscimenti.
Il Rossese di Dolceacqua
è stato il primo vino ligure ad ottenere la Doc nel 1972; recentemente sono state riconosciute le Nomeranze, o menzioni geografiche aggiuntive, che si riferiscono a veri propri Cru che regalano vini molto interessanti e diversi tra loro, luoghi storicamente identificati come tradizionalmente vocati per la coltivazione della vite.
I vigneti sono spesso su terrazze che ornano i pendii dei rilievi che guardano la Val Nervia, la Val Verbone e la Valle Crosia; i comuni più importanti sono San Biagio della Cima, Perinaldo, Dolceacqua, Soldano, Isolabona e Camporosso.