“U vino si fa cu a racina” Come si vinifica sulle pendici del vulcano
· di Olga Sofia Schiaffino ·
N
on potete immaginare la bellezza della strada che dall’ uscita del casello autostradale di Fiumefreddo (Catania) ci conduce, grazie a ripidi tornanti, alle pendici dell’Etna: siamo nel versante nord ed i paesi che attraversiamo – Piedimonte Etneo e Linguaglossa – testimoniano fasti antichi, tradizioni e cultura. Intorno la vegetazione è lussureggiante e passiamo dagli agrumeti al livello del mare a vigneti che, con il loro verde, fanno da contrasto al nero della lava e al giallo della ginestra in fiore.
Arriviamo dunque a Randazzo, città del vino, cari lettori, un luogo che vi auguro di visitare almeno una volta nella vita; non solo per l’ottimo nettare che si produce (Etna D.O.C) ma per l’umanità che pervade questa terra e le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere.
Il nostro viaggio ci porta ad incontrare Salvo Foti ed I Vigneri, i loro vigneti coltivati a mano senza l’utilizzo di pesticidi ed il prodotto di un’amorevole fatica, che testimonia la fedeltà alla tradizione e ai metodi di fare il vino: un vino “vero”, un vino buono.
Alle 5 del mattino
abbiamo appuntamento con Maurizio Pagano e le squadre in partenza da Randazzo per i vigneti che vengono da loro amorevolmente curati: sono circa 30 mila ettari ripartiti tra la zona Etna Nord, Lipari, Milo e che appartengono a diverse aziende: Salvo Foti, i Custodi delle vigne dell’Etna, tenuta di Castellaro, Dainelli.
Sono uomini e ragazzi autoctoni, che da generazioni lavorano, amano e rispettano la loro terra; questo lavoro manuale (unico mezzo è la motozappa) è molto faticoso ma consente di mantenere un equilibrio tra le piante, l’uomo ed il territorio e di evitare i trattamenti chimici sistemici (che sono dannosi …alla salute), limitando persino l’uso di rame e zolfo.
Maurizio Pagano ci mostra la differenza che paga questo imponente lavoro: le piante sono vigorose, il terreno è verde e vivo (una moltitudine di coccinelle!), l’uva che si porta in cantina è sempre perfetta e sana… perché “u vinu si fa cu a racina”.
Siamo a Vigna Nave, a circa 800 mt di altitudine, dalle cui piante si ottiene il Vinujancu (I Custodi delle vigne sull’Etna) ed iniziamo a fare la potatura verde e la cimatura;
Giovanni invece segue il lavoro dei compagni passando tra i filari, rigorosamente ad alberello, la motozappa, per muovere la terra e prepararla alla stagione calda.
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Naturalmente
la stessa viene zappata manualmente più volte durante l’inverno, come insegnato dalla tradizione, per consentire la raccolta di umidità o la protezione della pianta, a seconda del periodo di lavorazione. Tutto precisamente scandito e ritmato dalle richieste della natura, per far stare bene le viti e farle portare un frutto sano e maturo.
Sono ormai le 9
e il sole alto nel cielo è già caldo e promette una giornata di canicola: ci si ferma per la colazione e si scherza, si parla, si discute del lavoro fatto e da farsi. “Caramu carusi, caramu!” (andiamo ragazzi, andiamo) è il grido con il quale Giovanni ci esorta a finire presto per non patire troppo dell’aria che dichiara che l’estate è ormai giunta.
Dietro a noi si erge la “Muntagna”, bella, maestosa, che sbuffa un alito di bianco e di cui si ammira la cima: vita e morte dipendono da lei ed in questo rapporto di devozione, rispetto e timore si è consolidata nei secoli la presenza dell’uomo sulle pendici del vulcano.
Ci spostiamo ora a Passopisciaro
(a 700 m di altitudine in direzione di Linguaglossa), una zona particolarmente vocata sull’Etna, dove diverse aziende hanno dei possedimenti e scendiamo verso Mojo Alcantara e percorrendo un sentiero di misura, arriviamo a Vigna Calderara.
Un posto magico, dove l’anima ritrova la serenità in mezzo alle piante di Nerello Mascalese e di Nerello Cappuccio che sembrano stese come un tappeto. Qui le piante ad alberello sono molto antiche e nella adiacente vigna Centenaria, abbiamo visto persino un esemplare che ha vicino i due “figli” ottenuti più di 150 anni fa con la propaggine.
Il nettare di Vigna Calderara è il pluripremiato Vinupetra di Salvo Foti: un vino indimenticabile, un’autentica esperienza emozionale.
Grazie all’attenzione di Salvo, abbiamo iniziato nel 2013 a trattare una parte di questa vigna con l’omeopatia (dato che sono medico ed omeopata-n.d.r-), secondo un protocollo ideato da me secondo le teorie prescrittive dei rimedi: grazie all’ aiuto di Antonino che esegue i trattamenti, in questo lungo periodo non abbiamo avuto malattie e non abbiamo riscontrato differenze tra le porzioni trattate con rame e zolfo.
“La vigna sta molto bene”
Una bella prospettiva ed un ottimo risultato, no? (per maggiori info guardare articolo ”Omeopatia in vigna”)
L’amore di Salvo Foti per i suo lavoro e per la sua terra lo ha portato a recuperare a Milo un vecchio palmento e ad impiantare (sempre seguendo i canoni della viticoltura etnea che vuole l’alberello) dei cloni autoctoni di Carricante, un’uva bianca tipica del versante Est dell’ Etna che possiamo degustare nel prezioso “Aurora”( che vuole ricordare il nome di una specie di farfalla autoctona propria della zona, in via di estinzione); la vigna è posta davanti al mare e vede sorgere il sole in tutta la sua magnificenza.
Il figlio Simone è ormai integrato a pieno regime nell’azienda e promuove la filosofia e la cultura di un bere buono, sano ed etico: è il futuro, che resterà fedele alla saggezza di chi ha onorato il dono del vulcano.
L’attesa è ovviamente per la vendemmia, dove gli sforzi di tutti e di un lungo anno verranno coronati: una festa autentica, un momento imperdibile; i canti, gli sguardi, le voci ti restano nel cuore e nella memoria. Un’occasione per ritrovare la radice dell’esperienza umana, la convivialità, l’aiuto reciproco, l’essere una grande famiglia. Appuntamento quindi ad Ottobre ..e sull’Etna naturalmente!
Momenti di degustazione:
Aurora 2014 Etna Bianco DOC (Carricante, Minnella) Salvo Foti
Uno sfavillante giallo dorato che si argomenta in una naso fine ed elegante che regala pesca gialla, mango, fiori di ginestra, intrigante mineralità. Seducente e vellutato, chiude fresco e sapido per invitarti alla beva. Abbinamento perfetto con piatti di pesce e carni bianche.
Vinupetra 2006 Etna Rosso DOC (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio) Salvo Foti
Un colore rosso rubino profondo che al naso regala frutti rossi maturi, prugna, elicriso con note balsamiche, qualche nota ossidativa che rende ragione della fermentazione in botti di legno aperte e dell’invecchiamento in botte grande di castagno per tre anni prima di essere stato imbottigliato. Un vino della tradizione, un tuffo al cuore che ci avvicina con passione alla tradizione etnea. Un esperimento di Salvo davvero riuscito (questa vinificazione riguarda solo l’annata 2006).
Alnus 2015 Etna Rosato Doc (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio) I Custodi delle Vigne dell’Etna
Un vino rosato con riflessi rubino dall’impatto olfattivo accattivante e fresco: fragola, lampone, rosa che ammaliano e invita alla beva che è decisamente piacevole e appagante, con sentori speziati e grande mineralità.
Il vino è stato ottenuto con il vecchio metodo del “pista e mutta”, cioè le uve che giungono in cantina vengono pressate intere con spremitura soffice del grappolo e immediata separazione del mosto dalle bucce.
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I Vigneri di Salvo Foti
Via Abate, 3
Milo CT
+39 366 662 2591
I Custodi delle vigne dell’Etna
Contrada Moganazzi
Solicchiata CT
+39 0942 890 523