· di Clara Maria Iachini ·
I
struzioni per la lettura:
In riproduzione “Il cielo in una stanza” Salmo feat. NSTASIA
In degustazione Solestà Velenosi
“Ma credo la terra sia piatta
Quando sei qui il mondo inverte il suo asse
E scivoli tra le mie braccia
Il cuore si ferma, cambiamo le pile
Queste parole fan come fucili
Passa un secondo tra il dire e il morire
Leggi anche:Episodio 8 (i racconti di Clara)
Non basta una vita per farle capire
L’amore fa perdere il lume
È come l’inferno ma piovono piume
Io sono il tipo che sta sulle sue
Questa coperta non basta per due
Può fare freddo anche il 15 agosto
E tu sei dall’altra parte del mondo
So che è scontato guardare le stelle
Vivo un secondo che dura per sempre
Ho chiuso il cielo, nella stanza ho le pareti blu
Ho perso la ragione, la ragione sei tu”
30 ottobre 2016
Quando mi chiedono di dove sono, tentenno sempre un attimo, sono nata al confine tra due regioni, mamma abruzzese e papà marchigiano, vissuta ad Ascoli Piceno, per poi trasferirmi per un quarto della mia vita a Bologna, poi Parigi e alla fine Foligno. Quando tutto sembrava perso, l’amore mi ha dato uno schiaffo in faccia e mi ha ricordato quanto sia scontato guardare le stelle.
Sono di tutto un po’ ma di nessuna parte in particolare, porto con me nel cuore ogni tradizione enogastronomica di tutto il centro Italia, a volte è difficile focalizzare le cose preferite, soprattutto quando sono troppe. Probabilmente lo sono tutte.
Sono un’esteta delle ricorrenze e delle feste, chi mi conosce lo sa perfettamente quanto sia cerimoniosa e quanto non veda l’ora di celebrare una ricorrenza, che puntualmente si trasforma in una festa.
Oggi sono qui a scrivere di un momento esatto,
particolare, un istante, quasi per usare un eufemismo, perché quella fottutissima scossa è durata diversi minuti, eh sì minuti avete capito bene. Il mio primo 6.5, il terremoto più forte del secolo. Dal 24 agosto del 2016 che le scosse non mollano, pensi che siano assestamenti, pensi che lo sciame sismico sia in diminuzione, dopo quelle di agosto e del 24 e 26 ottobre.
Le mie terre del cuore ormai devastate, oscillano nel terrore ogni giorno, pensi dai ormai è finita, invece no, ogni scossa è più forte e più devastante, soprattutto nel cuore. Poi il 2017 inizia con dei mesi decisamente scoppiettanti. Vedi le tue terre martoriate, persone che hai perso, amici e parenti che vivono sulla loro pelle il dolore della polvere e delle macerie, ma soprattutto quello dello Stato inerme che a distanza di anni ha fatto veramente niente.
Il 2016 ci ha decisamente e definitivamente cambiato la vita, ci ha riempiti di polvere e macigni nel cuore.
Tremiamo spesso nella nostra vita,
quella folle e instabile sensazione di perdere tutto in pochi secondi, ho visto i miei paesi del cuore, dove sono nata e cresciuta buttati a terra come se ci fosse stato un bombardamento aereo, ho scalato il Monte Vettore e visto la faglia della terra che si è spostata, grande quasi come quattro gradini delle scale di casa mia, ho sentito i racconti dei miei amici Vigili del Fuoco che hanno scavato per settimane intere cercando la vita sepolta sotto terra e purtroppo spesso hanno trovato solo morte.
Ho visto le lacrime degli anziani estirpati dai loro monti, ho visto il dolore di chi ha perso tutto ed ha la forza di ricominciare e si è reinventato, dalle macerie sono nati nuovi progetti. Ho visto la casa dei miei nonni a Favalanciata ferita e inagibile, ma alla fine sono solo pietre e ricordi.
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Sono le 20.30 di sabato 29 ottobre,
io e mio marito siamo a cena, viste le scosse dei giorni precedenti, decidiamo che l’indomani saremmo rientrati a casa, stiamo degustando una bottiglia di Solestà della cantina Ascolana di Velenosi, nell’incertezza speriamo che tutto sia finito, ma non è così, passeranno mesi prima del nostro rientro a casa.
Mio padre ed Ercole Velenosi sono amici da tempi lontani, io sono cresciuta con i vini di Ercole e li amo da morire perché per me sono la mia casa, quella che non pronuncio mai quando mi definisco di tutto un po’, ma alla fine sono Ascolana e ne vado fiera.
Sono odori che mi riportano alla mia terra, vini che riconoscerei anche bendata, perché hanno il sapore del mio vissuto, il profumo dei fiori e delle ginestre, delle passeggiate in vigna, hanno i colori della terra e dei filari in autunno durante la vendemmia. Il profumo della polvere e del legno.
Solestà il vino che in assoluto mi fa tremare,
porta il nome del quartiere dove sono nata, dal latino”Solis Statio”, che significa “arresto del Sole”, il termine solstizio indica quel momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione minima nel caso di solstizio d’inverno e, viceversa, di declinazione massima nel caso di solstizio d’estate.
Lo stesso sole che scalda d’inverno con la neve le casette della Sae, perché fa fico chiamarle così ed è più dignitoso della parola container.
Un ringraziamento particolare va a mio cugino Riti Francesco per le foto che mi ha donato ma soprattutto per il suo impegno civile che ha svolto nelle zone del sisma aka casa sua.
Vi chiederete perché ho voluto scrivere un racconto che parla poco di vino e molto di dolore, forse perché volevo provare a farvi tremare per una volta insieme a me, forse perché parlarne mi aiuta a vincere la paura.