Croce di Febo
Croce di Febo

Croce di Febo

Quando il biodinamico diventa un plus

 

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a diverso tempo non si sente parlare di altro se non di eco-sostenibilità, energia pulita ed agricoltura biodinamica. I tempi sono cambiati e l’uomo si è accorto che abbiamo solo una terra e che forse è meglio cercare di salvaguardarla.

Inevitabilmente questi concetti si sono concretizzati ed iniziano a trovare riscontro anche nel mondo nel nostro benamato vino. Come? Con i più conosciuti vini biologici e con le teorie contrastanti dei vini biodinamici.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Si definisce vino biologico (secondo il disciplinare della Comunità Europea) un vino proveniente da una coltura biologica; non sono ammessi quindi in vigna l’utilizzo di pesticidi ed insetticidi innaturali per la coltivazione;

nelle fasi di vinificazione non si posso utilizzare sostanze aggiuntive come l’acido sorbico o l’anidride solforosa se non, quest’ultima, con quantitativi massimi ben definiti. Se vengono rispettate queste regole la Comunità Europea dopo diversi controlli rilascia quindi un attestato e la possibilità di segnalare il tutto in etichetta.

Situazione un po’ più particolare è quella dei vini biodinamici.

I produttori che intendono offrire sul mercato questi vini si avvalgono dei principi della biodinamica di Rudolf Steiner. Un filosofo esoterista vissuto tra la fine dell’800 ed i primi del 900, patriarca di questa filosofia agricola secondo la quale vi è un ciclo vitale che ha un inizio ed una fine ed un continuo ripetersi successivamente di questo all’infinito, un po’ come se la vigna in questo caso avesse una sorta di spiritualità sua.

Chi sposa questa filosofia ad i giorni nostri, in senso pratico, cerca di creare un perfetto ecosistema tra i filari, dove l’obbiettivo è, nel totale rispetto della natura, quello di tenere le piante nel massimo del loro vigore fisico senza aiuti creati artificialmente.

Si concima solo con prodotti naturali e si cerca di favorire la vita anche nel sottosuolo, ma la caratteristica preponderante è quella di seguire le fasi lunari nella gestione delle tempistiche della vigna.

Un esempio pratico di quanto detto sopra potrebbe essere come contrastare con i principi biodinamici il tanto temuto Ragnetto rosso, un acaro che attacca le piante rovinandone i germogli e successivamente la maturazione dei frutti, con il suo predatore naturale: la coccinella.

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Rilasciando in vigna un numero ben ponderato di coccinelle, tale da non eliminare totalmente il guastatore ma da limitarlo al minor danno possibile. Un’altra pratica molto utilizzata è quella del corno.

Una pratica che permetterebbe spargendo polvere di corna e sterco sempre bovino di rendere il terreno molto fertile e di incrementare la vita del sottosuolo.

Tutte queste informazioni sul vino biodinamico le ho apprese in una fantastica visita fatta questa estate in una cantina di Montepulciano, Croce di Febo, dove il vignaiolo Maurizio Comitini mi accoglie in una terrazza sulle vigne e mi spiega la sua filosofia.

Maurizio ha scelto di fare vino, non gli è capitato!

La sua scelta nasce da una forte passione nei confronti della buona tavola divisa tra Francia, grazie alle origini materne, ed Italia suo paese di origine. Questo continuo scambio tra le due nazioni lo porta ad amare l’espressività di due vitigni, definiti da lui scarichi, il Pinot Noir ed il Nebbiolo.

Da qui nasce la sua sfida: “Voglio ricercare la nobiltà nel Sangiovese”. Si concentra quindi su tre caratteristiche che vorrebbe far emergere da questo vigneto: buon sentore di frutta rossa, sapidità ben presente e tensione acida.

Inizia così la sua ricerca di un terroir nella zona di Montepulciano che possa soddisfare i requisiti da lui cercati, che lo porterà a trovare un terreno in disuso che veniva coltivato a vite fino agli anni 70 e da qui l’illuminazione. Prima di quegli anni il contadino ricercava nella terra un buon prodotto, non era ancora schiavo della “quantità”, se qui veniva coltivato Sangiovese il terreno deve essere per forza buono.

Scopre così un terreno di origine pliocenica ricco di sedimenti marini e di Pietra del Diavolo (una pietra ferrosa chiamata così localmente) che riescono a conferire tutta la mineralità che ricercava per i suoi vini. Tutto il resto della storia lo ritroviamo nelle bottiglie degustate.

L’amore che Maurizio ci mette nel seguire le sue vigne conferisce la fantastica aroma di frutta rossa tipica di questo vitigno, la filosofia biodinamica da lui utilizzata crea vita nel sottosuolo, la quale riesce a mantenere la tensione acida che viene ricercata.

La raccolta delle uve viene fatta rigorosamente a mano ed in più fasi a seconda del vino che desidera fare ed a volte per non perdere la tradizione il vino vine pigiato con i piedi. In base alla posizione dei vigneti il mosto viene vinificato singolarmente per poi essere assemblato per perfezionare il vino.

Tra i vari vini degustati vi segnalo:

BonBonBio: Sangiovese lavorato in rosé, affinamento per 10 mesi in anfora di cemento. Il sorso è fresco e sapido, con una bellissima vivacità. Al naso risaltano subito sentori di agrumi ed una stuzzicante nota di iodio e di fiori appena colti.

Alieno: Syrah, fermentato in anfore di terracotta. Il gusto è avvolgente e bello corposo, il tannino si percepisce ma è elegante, un finale persistente, sapido e fresco. L’olfatto è catturato da un’ amarena ben presente, dal pepe e da una lieve nota di cannella.

Rosso di Montepulciano: blend di Sangiovese e Canaiolo; affinamento in anfora. Al palato si percepisce una bellissima freschezza e verticalità. Sentori olfattivi di ciliegia appena colta, erbe di campo, pietra e delicati profumi di tamarindo e chinotto.

Nobile di Montepulciano: blend di Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino e Mammolo; affinamento in botti di rovere per 18/24 mesi e poi 6 mesi in bottiglia. Al palato il sorso è caldo e pieno, con un tannino presente ma vellutato, buona sapidità.

Sentori olfattivi molto ampli di frutti neri, spezie come tabacco e cioccolato ed una nota di erbe di bosco.

Come prassi chiudo l’intervista a Maurizio con le mie solite tre domande di rito:

1) Abbinamento tradizionale con un tuo vino: Nobile di Montepulciano con Pici al sugo di nana (nome in codice dell’anatra);

2) Abbinamento originale con tuo vino: Nobile di Montepulciano 2014 con Ostriche piede di Cavallo (ostriche piatte e selvagge, fuori età che raggiungono i 700/900 grammi)

3) Con che vitigno faresti l’amore e a che donna famosa lo paragoni: Maurizio non ha dubbi, sceglie il Pinot Noir e lo paragona a Wynona Ryder perché è elegante come Audrey Hepburn ma selvaggia come i vini che piacciono a lui.

 

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