Questa AOC adagiata sulla riva sinistra della Loira, vicino ai castelli di Blois e Chambord, vede nel Romorantin il protogonista assoluto di vini bianchi con buona inclinazione all’invecchiamento e personalità interessante. Non fu quindi a caso che Francesco I fece arrivare 60.000 viti dalla Borgogna, che vennero messe a dimora non lontano dal castello occupato da sua madre, Luisa di Savoia, a Romorantin en Sologne: da qui il nome di questo incrocio tra Pinot Nero e Gouais, come decretato dalle analisi genetiche.
In questa zona di Francia, dove si alternano costoni rocciosi in superficie, argille nel mezzo e calcare in profondità, i vini riescono ad esprimere profumi eleganti e fruttati e note silicee; viene preferita una vendemmia tardiva, assolutamente manuale e svolgendo tutti gli zuccheri, così da ottenere la massima espressività gusto olfattiva da queste uve così importanti, provenienti da piante, alcune delle quali ancora a piede franco.
Abbiamo assaggiato un Romorantin del Domaine de Montcy anno 2010: uno sfavillante giallo dorato ha illuminato il bicchiere, danzando in maniera elegante ma solenne nel contempo. Al naso note di burro molto piacevoli, miele, albicocca matura e mango, sublima vaniglia, vena sapida e minerale che ha ravvivato l’assaggio in chiusura, grande personalità e freschezza, con bella aromaticità.
Una piacevole alternativa quando si desidera un vino bianco di carattere e finezza di profumi da accompagnare anche a “piatti difficili”, ad esempio al carciofo, oltre ad elaborazioni con pescato e conchiglie.