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Anna Corrù

Anna Corrù

 

Quello col vino, era per me, un rapporto piacevole, c’era simpatia, anche del sentimento, a tratti. Ma se ti raccontassi che ne fui folgorata da subito ti mentirei.

C’è voluto tempo.

Tempo per capire che l’amore è anche questo, che la folgorazione non basta e a volte, addirittura, guasta.

Con il vino ci vuole pazienza, per aspettarlo, capirlo e per conoscerlo penso non basti una vita.

Una sera sono a cena nel ristorante di un amico. Uno di quei posti dove tutto è curato e nulla è stucchevole.

A fine serata, se il clima è quello giusto, il padrone di casa si siede tra i suoi ospiti, chiacchiera di vino, scompare e riappare con una bottiglia.

È il momento in cui si gratifica del lavoro fatto e lo fa con chi c’è, con chi da quel lavoro ha tratto nettare per l’anima e la mente.

Della Borgogna sapevo poco.

Sapevo che era una regione francese. Sapevo che i francesi ne traevano vino, buono, molto buono. Forse niente più. Ascoltai pochi suggerimenti, ne apprezzai il colore, i profumi, che non individuai, lo trattenni in bocca tra lingua e palato e lo feci ogni volta, fino a terminare il bicchiere e con i bicchieri successivi.

Nessuna sensazione uguale alla precedente, sembrava che qualcosa cambiasse ogni volta senza però cambiare mai veramente.

Il mio amico dava parole ai miei sguardi e io non sapevo se stesse parlando di me o del vino, ma sembrava fosse la stessa cosa.

Ti è mai capitato di leggere un libro e pensare, davanti a una particolare descrizione: ecco, ecco quello che pensavo, e non riuscivo a dire?

Quella sera è stato un po’ così. Mi sentivo stranita da un insieme di sensazioni e pensai che sarebbe stato bello saperle raccontare.

Il giorno dopo chiamai l’AIS, l’Associazione Italiana Sommelier.

Non ricordo quanto tempo sia passato da quella telefonata perché prendessi la mia decisione.

Così è iniziato un lungo viaggio emozionante ed entusiasmante tra i vitigni d’Italia, d’Europa e del mondo.

Un viaggio alla scoperta di un prodotto mai uguale a se stesso e sempre ricco di mistero, un viaggio fatto di sveglie puntate all’alba e studio intenso.

Più imparavo e più capivo di non sapere e sempre mi colpiva la capacità della parola di racchiudere in sé le infinite sfaccettature di un colore, di un sapore, di un aroma.

Del vino mi ha affascinata la sua storia, che sia passato indenne attraverso i secoli, raccontando se stesso, una famiglia, l’intuizione di un’idea, il desiderio di sintesi tra innovazione e tradizione, l’amore per la terra, per la vite, la ricerca che non ha mai fine, la programmazione maniacale o la follia di un testa o croce.

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